Italia – La Pastorale con i figli dei migranti: un vasto campo che aspetta solo i Salesiani

15 Giugno 2016

(ANS – Roma) – “Ho notato che all’estero la Pastorale per i migranti filippini si concentra sugli adulti, che spesso devono far doppi lavori per aiutare la loro famiglia allargata in patria. Tuttavia, ai bisogni dei figli di questi lavoratori spesso non si dà la giusta importanza: è una nuova area, in gran parte abbandonata”, manifesta don Alfred Maravilla, del Dicastero per le Missioni Salesiane, incaricato anche della cura pastorale della comunità filippina della parrocchia romana “Santissimo Redentore”.

Come tutti i migranti, anche i Filippini portano con sé la ricchezza della loro fede e cultura, così come le sfide dell’evangelizzazione del loro paese d’origine. In molti casi nelle Filippine erano cattolici “di nome”, ma in una terra straniera molti tornano alla pratica religiosa come via per riaffermare la propria identità culturale.

Sono convinto che la Pastorale per i migranti filippini debba curare il Primo Annuncio, per purificare alcune forme di religiosità popolare e suscitare un rinnovato interesse per la persona di Gesù, affinché la fede non venga vissuta solo come qualcosa d’identitario, ma come adesione convinta e personale a Lui e gli incontri domenicali siano qualcosa di più di una semplice occasione di festa e di aggregazione sociale.

Oltre a questo va notato che mentre i lavoratori migranti sono ben radicati nella loro cultura filippina e cercano di trasmetterla pienamente ai loro figli, questi sono nati in una cultura “nuova”. Per esempio, l’Italiano è la prima lingua dei bambini filippini nati in Italia: studiano in Italiano, parlano con gli amici in Italiano e considerano l’Italia la loro casa. I loro amici italiani li considerano “Filippini”, ma essi non comprendono pienamente la lingua filippina e vedono le Filippine più come un luogo di vacanza che come loro patria. E questa condizione di “nomadismo” (footloose) potrebbe causare delle tensioni in questi giovani.

Eppure, per la loro specifica condizione di giovani e migranti, possono interagire con maggiore flessibilità e creatività con i giovani del paese ospitante, nonché con le altre culture. Quando accompagnati, questi bambini diventano importanti ponti di relazione interculturale e una forza nella ri-evangelizzazione, in particolare dei loro coetanei del paese che li accoglie. Ho incontrato bambini figli di migranti che sono diventati i veri protagonisti della Pastorale per i migranti. E la Pastorale con i figli di migranti è un vasto campo che aspetta solo i Salesiani!

Questi anni di Pastorale con i migranti mi ha insegnato due cose: l’importanza di favorire il Primo Annuncio tra i migranti e l’urgenza di una Pastorale per i figli dei migranti.

Fonte: AustraLasia

InfoANS

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