Mozambico – La presenza salesiana nel paese: formazione professionale, qualità e fedeltà
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29 Marzo 2017

(ANS – Maputo) – Le opere salesiane in Mozambico hanno tutte un Centro di Formazione Professionale (CFP). Cosa non insolita, dato che l’apprendimento di un lavoro costituisce da sempre lo strumento principe per dare dignità alla vita dei giovani.

A 400 km a Nord dalla Capitale, Maputo, c’è la città di Inharrime. Lì i Salesiani animano un CFP che forma circa 300 allievi all’anno, attraverso 4 corsi (Meccanica, Elettrotecnica, Falegnameria ed Edilizia), e insieme ad esso un semplice convitto che ospita una trentina di ragazzi.

Dall’altra parte della strada c’è una grande opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sorta poco dopo, ma diventata enorme grazie all’intraprendenza di una suora portoghese: sr Lucilia Teixeira. “Come è tipico delle case delle suore, tutto è in ordine, pulito, con i fiori… – commenta il Salesiano Coadiutore Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco –. La cosa più bella sono i 2.300 studenti che frequentano le scuole primarie, secondaria e pre-universitaria; oltre a un grande convitto che accoglie 120 ragazze, di cui 50 orfane”.

A Matola, un municipio della cintura urbana di Maputo, l’opera salesiana possiede gli immancabili laboratori professionali (Elettrotecnica, Saldatura e Falegnameria). Lo frequentano 120 allievi, i quali alla fine del percorso formativo trovano quasi sempre molto presto un lavoro.

“Quello che noi cerchiamo non sono le competenze tecniche – riportano i datori di lavoro ai Salesiani di Matola –. In soli 3 mesi in azienda i giovani imparano i loro compiti. Quello che cerchiamo, e che soltanto i vostri ragazzi manifestano così fortemente, è rispetto delle attrezzature, puntualità, collaborazione, onestà…”

A 70 km a Sud Ovest di Maputo, c’è infine Namaacha, un’elegante cittadina in stile coloniale, dove ora i Salesiani hanno il Noviziato. In passato, invece, Salesiani e FMA vi animavano i Collegi Superiori Maschile e Femminile frequentati quasi esclusivamente dai figli dei coloni portoghesi.

Ma con l’Indipendenza del 1975 e l’avvento del regime totalitario comunista, ai Figli e Figlie di Don Bosco fu imposto di abbandonare il paese e il Governo assunse direttamente la gestione dei due Istituti. Poté rimanervi un unico salesiano, il Coadiutore António Pedrosa, che ora ha 85 anni, accettato dal regime perché non era prete. Venne assunto e stipendiato per coordinare le attività educative del collegio e per ben 11 anni consecutivi ricevette la Medaglia come miglior educatore ed insegnante.

Il signor Pedrosa ha dovuto attendere quasi vent’anni prima che i Salesiani potessero tornare, nei primi anni ‘90, passato il periodo del regime e della guerra civile. Ora però può godersi la sua vecchiaia in serenità, raccontando ai giovani che aspirano alla vita consacrata la storia della sua vita, semplice e fedele nonostante tutto.

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