Papua Nuova Guinea – Il dovere di un vescovo tra questioni di terre, multinazionali ed espulsioni
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16 Giugno 2017

(ANS – Rabaul) – “Può un vescovo guardare dall’altra parte? Può un lavoratore religioso fingere che queste ingiustizie non stiano accadendo? Difendere la popolazione vulnerabile e impotente, quale è quella di West Pomio, è un mandato del Vangelo, proprio come educare i giovani e curare i malati”. Mons. Francesco Panfilo, salesiano, arcivescovo di Rabaul, ribadisce la necessità del suo impegno a favore delle popolazioni indigene di West Pomio e denuncia con fermezza l’espulsione dal paese di un suo collaboratore straniero, Douglas Tennent, da anni attivo e impegnato nell’arcidiocesi e ora allontanato per “essersi implicato in questioni sensibili che toccano i proprietari terrieri”.

La questione è complessa e nasce da lontano: nel 2012 un gruppo di proprietari terrieri dell’area di West Pomio, nel territorio dell’arcidiocesi di Rabaul, sigla un contratto con una compagnia multinazionale malese, la Rimbunan Hijau, che concede alla compagnia lo sfruttamento del legname per la produzione di olio di palma.

Ma quel contratto ha più di un problema. Ne elenca alcuni mons. Panfilo in un comunicato diffuso dall’arcidiocesi. “L’accordo di locazione delle terre è patentemente ingiusto nei confronti dei proprietari di terreni; i canoni di locazione concessi per la terra sono inadeguati e negli ultimi due anni la compagnia è perfino morosa; sono stati usati mezzi coercitivi per ottenere la firma dei proprietari terrieri e il consenso per le aree in concessione; la popolazione locale non è stata adeguatamente informata; si nota un serio problema della devastazione ambientale e il mancato rispetto di alcuni siti ritenuti sacri dagli indigeni; dopo sei anni non vi sono cambiamenti significativi nei servizi sociali e comunitari: dunque non vi sono ricadute positive sulle comunità locali”.

Ora, a seguito della richiesta delle stesse popolazioni di West Pomio e in accordo alla Dottrina Sociale della Chiesa e delle indicazioni rinnovate dalla Laudato Si’ di Papa Francesco, l’arcidiocesi si è impegnata a ricercare – e ha effettivamente trovato – un “vasto consenso” (sebbene non unanime) tra proprietari terrieri e altre compagnie attive nella zona per arrivare ad un nuovo accordo. E il sig. Tennent, missionario laico neozelandese, che ha insegnato Legge presso l’Università statale di Port Moresby e da circa 30 anni attivo tra Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, “lavorando 15 ore al giorno, 6 giorni alla settimana”, come scrive mons. Panfilo, ha perorato anch’egli questa causa.

Eppure d’improvviso, lo scorso 9 giugno, il sig. Tennent è stato notificato della “cancellazione del permesso di soggiorno, dovuta al violento abuso delle condizioni di esenzione speciale come lavoratore religioso, essendosi implicato in questioni sensibili riguardanti i proprietari terrieri nella Provincia dell’East New Britain”. La notifica è stata consegnata di venerdì pomeriggio, senza lasciare alcun margine di appello per il volontario neozelandese, rimpatriato il successivo 12 giugno.

La vicenda ha creato clamore e indignazione nella politica e nei mass media. Mons. Panfilo continua a sollecitare le autorità a “richiamare subito Tennent, il cui apporto è prezioso per l’andamento amministrativo della nostra Chiesa locale”; e non intende rinunciare al suo ruolo di difensore della popolazione che a lui si è rivolta per far valere i propri diritti.

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