Etiopia – Tra leoni, serpenti e coccodrilli per portare conforto ai bisognosi

30 Novembre 2017

(ANS – Pugnido) – È passata la stagione delle piogge a Pugnido, in Etiopia, vicino Gambella, e nell’immenso territorio della missione salesiana sono stati inaugurati tre nuovi pozzi. Ma le difficoltà cui far fronte, anche per compiere semplici spostamenti tra i vari avamposti missionari, sono sempre innumerevoli e il lavoro da fare è immane. I Salesiani affrontano tutto con zelo e fede. Come racconta don Filippo Perin, SDB.

Abbiamo appena avuto la visita di una nostra grande amica, la signora Elisabetta, che con Maria Rita, Alberto e Lello, sono venuti per alcuni giorni a Gambella per inaugurare tre pozzi a mano per l’acqua, in tre differenti villaggi. Sono dei nostri fedelissimi amici, che ricordando il figlio Andrea, scomparso alcuni anni fa in incidente stradale, aiutano la nostra gente con il dono preziosissimo dell’acqua. Grazie.

Questa volta vorrei raccontarvi del lavoro che stiamo facendo nelle tante cappelle che abbiamo attorno a Pugnido, in tanti piccoli o grandi villaggi che seguiamo, non solo con la presenza della chiesa, ma con tante altre attività e aiuti e infine anche nei due campi profughi che abbiamo vicino a Pugnido.

Prima i nostri incontri: una mattina presto andando a Pochalla a prendere la barca per andare nel fiume, ci piombano davanti alla macchina tre leoni, venuti fuori da una strada laterale. Subito fermiamo la macchina e li lasciamo andare un po’ distante. All’inizio sembravano delle mucche, tanto grandi erano, poi vedendoli correre e saltare come gatti, abbiamo realizzato che erano leoni.

Hanno camminato per circa un’ora davanti a noi, 50 o 60 metri, andando nella nostra stessa direzione. Noi usavamo con il clacson, o i fari, o il rumore del motore della macchina di mandarli dentro la foresta, ma niente. Poi è arrivato un grosso camion e allora ci siamo messi dietro pensando che sarebbe passato, ma anche l’autista di questo camion aveva paura e ha aspettato pazientemente; infine è arrivato un motociclista dall’altra parte, così tutti fermi, con i tre leoni in mezzo, noi che facevamo rumore con la macchina e il motociclista con la sua moto e alla fine i leoni sono usciti dalla strada e entrati nella foresta e siamo potuti passare.

Proseguendo nella strada abbiamo incontrato una persona con la bicicletta che andava a Pugnido, gli abbiamo detto di stare attento che c’erano tre leoni, ma lui ha proseguito. Poi abbiamo sentito che arrivando al punto dove erano entrati nella foresta, sono usciti di nuovo in strada, lui allora ha lasciato la bicicletta, era mattina e magari non avevano ancora fatto colazione, si è arrampicato su di un albero, mettendosi in salvo. Poi è passato un autobus e lo ha tratto in salvo.

La scorsa settimana, tirando fuori il motore della barca dal nostro piccolo garage e cercando di montarlo, ci salta fuori un serpente dal motore. Tutti noi spaventati abbiamo fatto un salto, un serpente non molto grande, ma sembrava velenoso. Abbiamo cercato poi di stanarlo da dentro il motore con benzina e altro e alla fine è uscito e siamo riuscito a neutralizzarlo.

Infine nei nostri viaggi nel fiume, non capita tante volte, ma questo mese è successo, abbiamo trovato Nyang, un mega coccodrillo lungo più di 5 metri, ma soprattutto molto grosso: si fa trovare sempre più o meno al solito posto, ormai lo sappiamo. Quando le vediamo in lontananza cerchiamo di accelerare e girare al largo, salutandolo con la mano.

Sono solo alcune delle avventure che ci accompagnano nella nostra visita ai villaggi: poi arriva la parte più bella, che è l’incontro con la gente, con tanti ragazzi e bambini, che vengono alla catechesi, alla preghiera, ai raduni. Molti villaggi sono isolati gran parte dell’anno, soprattutto nella stagione della piogge, quando il fiume allaga la foresta e le vie di accesso. In quel periodo è difficile trovare il cibo, resta solo il pesce dal fiume, le rare scuole e le rare cliniche chiudono, per mancanza di insegnanti, dottori, medicine… È una vita veramente difficile e molto povera.

La nostra presenza in alcuni villaggi è di sostegno e supporto: la catechesi e la preghiera a Dio cercano di ravvivare sempre la fede e ci sono anche la creazione di oratori volanti per i bambini e ragazzi, palloni, campi, giochi, aiuti concreti al villaggio, costruzione di pozzi per l’acqua potabile e di mulini per avere la farina, usiamo la barca per portare gli ammalati a Pugnido.

Poi c’è anche il lavoro nei campi profughi, soprattutto la domenica: andiamo girando nella varie chiese in legno, fango e erba e incontriamo le varie comunità cristiane, c’è il lavoro con i catechisti, l’ascolto delle persone e dei loro problemi, trovare del cibo per i bambini, un futuro per i ragazzi almeno nella scuola, un lavoro per i più grandi. Qui non mancano tanto le cose materiali, ma la speranza per un futuro: nessuno vuole restare per sempre in un campo profughi.

Molte volte di fronte a tutte queste necessità ci sentiamo come una goccia in un mare, ma noi lavoriamo per il Regno dei Cieli, un regno dei cuori che sorpassa ogni difficoltà e problema e arriva fino agli estremi confini del mondo, come è la nostra realtà.

Una preghiera oggi per questa gente e un ricordo per voi da parte mia. A presto

InfoANS

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