Stati Uniti – “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”
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25 Gennaio 2018

(ANS – New Rochelle) – Lo scorso 14 gennaio si è celebrata la 104ª Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati. Dall’inizio del suo pontificato Papa Francesco ha dimostrato una predilezione speciale per migranti e rifugiati. “Migranti e rifugiati non sono un problema da affrontare, ma un fratello e una sorella da accogliere, rispettare e amare” scrisse già per l’analoga giornata del 2014.

di don Tom Brennan, SDB

Il suo primo viaggio da Pontefice fu a Lampedusa, centro nevralgico nel Mediterraneo per l’accoglienza a migranti e rifugiati. L’omelia che pronunciò quel giorno fu un’appassionata richiesta alla comunità internazionale a dare risposte alle sofferenze di coloro che migrano e la presentò come un obbligo, non come una richiesta. Ancora, nella riforma della Curia Papa Francesco supervisiona personalmente tutte le questioni sul tema e ha istituito un’apposita Sezione per i Migranti e i Rifugiati presso il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

Anche la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (USCCB) ha chiesto a tutta la Chiesa del paese di sensibilizzare la popolazione sul tema e ha patrocinato una settimana di preghiera e azione dal 7 al 13 gennaio, sul tema “Molti viaggi, una famiglia”. Nell’annunciare la settimana e il tema, i vescovi hanno affermato che è “un’opportunità per la Chiesa riflettere sulle circostanze che affrontano i migranti (immigrati, rifugiati, bambini e vittime e sopravvissuti alla tratta di esseri umani)” e hanno attirato “l’attenzione sul fatto che ognuna delle nostre famiglie ha una storia di migrazione, alcune recenti e altre nel lontano passato. Indipendentemente da dove siamo e da dove veniamo, rimaniamo parte della famiglia umana e siamo chiamati a vivere in solidarietà gli uni con gli altri”.

Alla luce del dibattito attualmente in corso negli Stati Uniti, la dichiarazione che i vescovi è importante e fa riflettere. E dovrebbe spingerci anche ad agire a nome di quei soggetti vulnerabili, spesso trovati a vivere nella paura e vedendosi considerati con minore dignità rispetto agli altri Figli di Dio.

“Sfortunatamente – prosegue la USCCB – nella nostra cultura contemporanea spesso non riusciamo a incontrare i migranti come persone, e invece li guardiamo come sconosciuti, o non li notiamo affatto. Non ci prendiamo il tempo necessario per avvicinarli in modo significativo, come compagni di Dio, ma restiamo distanti da loro e sospettosi o impauriti. Durante questa settimana, cogliamo l’occasione per coinvolgere i migranti come membri della comunità, vicini e amici”.

Mentre molti di noi potrebbero non aver partecipato alla settimana di preghiera e azione per i migranti, sembra opportuno e profetico mantenere questo approccio durante tutto l’anno. Lavorare per la giustizia e la dignità di tutti i popoli non si limita a una settimana di preghiera, un’omelia, una catechesi, un seminario, un poster o una petizione. Richiede di lavorare ogni giorno per creare una cultura dell’incontro e dell’inclusione. Dobbiamo utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione, comprese le reti sociali. Immaginate l’impatto di molte voci profetiche e impegnate che parlano regolarmente della dignità e dei contributi di migranti e rifugiati sulle varie reti.

La dignità e l’umanità di ciascun individuo devono essere onorate e indipendentemente da dove questi sia nato e a prescindere dal suo status sociale. Nel mezzo dei dibattiti in corso, difenderemo la dignità di ciascuno come figlio di Dio? Parleremo con forza della nostra comune umanità e del nostro valore? Ci impegneremo nel dialogo, evangelicamente ispirato per affrontare i problemi derivanti dall’immigrazione irregolare? Saremo discepoli profetici?

Migranti e rifugiati sono nostri fratelli e sorelle. Papa Francesco ci chiede di fare in modo che questo sia il nostro punto di partenza mentre cerchiamo di mettere in atto e applicare politiche che garantiscano i diritti di coloro che migrano e di coloro che accolgono. Quando il dialogo inizia col riconoscere ciò che ci unisce e la nostra comune dignità umana è più facile promuovere politiche ispirate ai valori del Vangelo e alla Dottrina Sociale della Chiesa. Quando a guidare il dibattito sono la paura dell’altro e la negazione di pari umanità, dignità e valore non possono che seguire ingiustizie.

Come Salesiani siamo abituati e entusiasti nell’accompagnare i giovani vulnerabili ed emarginati e le loro famiglie. La nostra esperienza con chi è escluso e scartato può aiutare a informare il dibattito pubblico su migranti e rifugiati. Accetteremo l’appello di Papa Francesco a contribuire a creare una cultura dell’incontro e dell’inclusione?

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