Etiopia – La settimana della Passione

27 Aprile 2016

(ANS – Pugnido) – Il massacro avvenuto il 15 aprile scorso al confine tra Sud Sudan ed Etiopia è una ferita profonda per la popolazione locale. Sono state uccise 208 persone e rapiti oltre 100 bambini, senza dimenticare la razzia di circa 2000 mucche, in una realtà in cui la pastorizia è la prima fonte di sostentamento. Don Filippo Perin, missionario salesiano a Pugnido, nella regione di Gambella, non lontano dal luogo della strage, racconta: “Noi stiamo concludendo la quaresima, siamo arrivati alla Domenica delle Palme e inizia la settimana della Passione… Stiamo vivendo tre giorni di lutto nella regione di Gambella per quello che è successo”.

Secondo le autorità etiopi ad attaccare il villaggio di Jikawo, nella zona della regione di Gambella abitata dall’etnia Nuer, sono stati membri della tribù sud-sudanese dei Murle. Erano oltre cento e sono arrivati prima dell’alba, circondando alcuni villaggi. L’Esercito dal centro più vicino, Lare, e poi da Gambella è intervenuto appena possibile, ma il gruppo più numeroso è riuscito a scappare. L’area interessata è stata spesso contesa tra varie comunità dedite alla pastorizia e già negli anni passati si erano verificati numerosi e violenti scontri.

In questi giorni anche il Ministro dell’Interno è venuto a Gambella “per stare vicino alla popolazione e per cercare di recuperare soprattutto i bambini rapiti” spiega don Perin.

Le autorità di Sud Sudan ed Etiopia si stanno organizzando per recuperare i bambini e arrestare gli autori del massacro. “Dicono che ci sono stati i primi contatti per almeno riavere indietro i bambini” racconta il missionario, aggiungendo che in questi giorni non mancano “manifestazioni di vicinanza con l’etnia Nuer”.

“Il pensiero va a quelle persone che sono state uccise, sono stato 6 anni in quella zona e sono stato varie volte nel villaggio di Jikawo, per vedere se potevamo costruire una chiesetta, poi visto che era troppo vicina al fiume, ci siamo spostati a Biro Mitol e infine Nib Nib, dove passavamo per andare a far catechismo, e dove ho tanti amici che spero siano ancora vivi, ma dei quali non ho notizie” conclude il missionario.

InfoANS

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