Sudan del Sud – “Mancano i viveri. C’è moltissima gente”. Gli sfollati di Gumbo chiedono aiuto

14 Luglio 2016

(ANS – Giuba) – Le esplosione di violenza iniziate il 7 luglio presso la capitale del Sudan del Sud, Giuba, sono terminate (o forse sono in pausa) dalla mezzanotte dell’11 luglio, con il cessate il fuoco. Dal 12 luglio molti cittadini stranieri, grazie all’assistenza diplomatica dei loro rispettivi paesi, hanno iniziato a partire. Le strade sono apparentemente aperte e i veicoli cominciano a muoversi di nuovo per la città. Che però è deserta, con ospedali, scuole, stabilimenti industriali, negozi… tutto chiuso.

Don David Tulimelli, della missione salesiana di Gumbo, alla periferia di Giuba, si è avventurato all’esterno nella giornata di martedì, riuscendo ad ottenere a caro prezzo una piccola quantità di approvvigionamenti.

Il compound della missione è ancora invaso da una folla che oscilla tra le 3000 e le 4000 persone – senza contare i bebè – e per la maggior parte sono donne e bambini. Quelli che abitano più vicino sono tornati alle loro case, anche se alcuni di loro ancora mangiano e dormono presso la missione, per sicurezza.

Chi è rimasto alla missione sono le persone delle aree della città più colpite (Rock City, Muniki, Jebel Kujur, Check Point, Gudele…). Molti di loro avevano provato a tornare alle loro case, ma le hanno trovate distrutte o completamente saccheggiate.

“La missione salesiana a Gumbo sta cercando di soddisfare le esigenze delle persone con tutte le risorse disponibili e tutto il personale. Tutte le comunità religiose presenti nella missione (Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice e Suore della Carità di Gesù) si sono unite per aiutare le persone e offrire riparo, cure mediche, servizi igienico-sanitari, cibo e acqua. Ma le nostre risorse scarseggiano e a breve esauriremo il nostro approvvigionamento, a meno che la Divina Provvidenza o l’assistenza internazionale vengano in nostro aiuto” spiega il salesiano don CJ Shyjan.

Una donna accolta presso la missione salesiana ha testimoniato: “chi ci ha accolti qui ci ha dato un posto dove poter stare al coperto. Però non abbiamo cibo e non abbiamo il minimo necessario anche solo per dormire: ci sono stanze, ma non ci sono stuoie. Mancano i viveri. C’è moltissima gente. Le aule non sono sufficienti per tutti. Se qualcuno potesse aiutarci con provviste, mandarci materiale per coprirci… Non abbiamo con noi quel che ci serve, come l'occorrente per cucinare”.

Don Shyjan infine aggiunge: “anche la missione salesina a Wau sta ospitando attualmente 5000 persone, che necessitano dello stesso tipo di assistenza”.

InfoANS

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