RMG – 50° della Venerabilità di don Andrea Beltrami SDB

14 Dicembre 2016

(ANS – Roma) – Il 15 dicembre 1966 il Papa Paolo VI promulgava il decreto di venerabilità di don Andrea Beltrami SDB. La ricorrenza è stata particolarmente ricordata sia nella sua città natale, Omegna, sia nella casa salesiana di Torino-Valsalice, dove visse gran parte della sua vita salesiana e dove morì nel 1897.

Sabato 10 dicembre oltre 100 Salesiani della Circoscrizione Piemonte Valle d’Aosta, con l’Ispettore don Enrico Stasi, hanno condiviso una giornata di ritiro dedicata a far memoria della testimonianza del Venerabile don Beltrami. Don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale per le Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, ha presentato don Beltrami come espressione emblematica della dimensione oblativa del carisma salesiano, incarnazione delle esigenze del “caetera tolle”. Una testimonianza che, sia per la sua singolarità, sia per ragioni in parte legate a letture datate o tramandate attraverso una certa vulgata, è andata scomparendo dalla visibilità del mondo salesiano, ma che ricorda e richiama le radici dello spirito salesiano fatte di sacrificio, laboriosità, rinunce apostoliche.

Nato a Omegna (VB) il 24 giugno 1870, Andrea ricevette in famiglia un’educazione profondamente cristiana, che fu poi sviluppata nel collegio salesiano di Lanzo, dove entrò nell’ottobre del 1883. Qui maturò la sua vocazione. Nel 1886 ricevette l’abito religioso da Don Bosco. Nei due anni che trascorse a Torino-Valsalice conobbe ed entrò in sintonia spirituale con il principe polacco Augusto Czartoryski, oggi beato, che da poco era entrato nella congregazione salesiana.

Don Beltrami venne chiamato ad assistere don Augusto, essendo questi malato di tubercolosi. Anche don Beltrami si ammalerà della stessa malattia, allora molto diffusa, vivendo la sua sofferenza con letizia interiore. Ordinato sacerdote da mons. Cagliero, si diede tutto alla contemplazione e all’apostolato della penna. D’una volontà a tutta prova, con un desiderio appassionato della santità, consumò la sua esistenza nel dolore e nel lavoro incessante. “La missione che Dio mi affida è di pregare e di soffrire”, diceva. “Né guarire né morire, ma vivere per soffrire”, fu il suo motto. Esattissimo nell’osservanza della Regola, ebbe un’apertura filiale con i superiori e un amore ardentissimo a Don Bosco e alla Congregazione. Nei quattro anni che gli rimasero di vita dopo il sacerdozio, scrisse alcuni opuscoli ascetici, ma soprattutto si dedicò all’agiografia scrivendo varie biografie di santi, e alcuni volumi di letture amene ed educative. Morì il 30 dicembre 1897: aveva 27 anni. La sua salma riposa nella chiesa di Omegna, suo paese natale.

Don Beltrami lancia alla Famiglia Salesiana il difficile messaggio della sofferenza redentiva, anzi di una sofferenza che può diventare misteriosamente gaudiosa in proporzione dell’amore con cui la si accetta. “Creda – scrisse un giorno al suo direttore don Scappini – in mezzo ai dolori, io sono felice di una felicità piena e compiuta, sicché mi vien da sorridere quando mi fanno condoglianze ed auguri di guarigione!”.

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