Italia – Settant’anni anni fa iniziavano i lavori che avrebbero dato vita al Borgo Ragazzi Don Bosco

29 Marzo 2017

(ANS – Roma) – Esattamente 70 anni fa, nel marzo del 1947, cominciavano ufficialmente i lavori di ristrutturazione e di adeguamento di quello che era il Forte Prenestino per farlo diventare il “Borgo Ragazzi Don Bosco”, una delle opere simbolo dei Salesiani a Roma, espressione visibile dell’attenzione ai giovani più bisognosi così propria dell’opera salesiana. All’epoca la situazione dei giovani a Roma era spaventosa: era finita la guerra lasciandosi dietro un gran numero di morti, feriti, senzatetto e una grande miseria e mancanza di lavoro ovunque.

di don Stefano Aspettati

Migliaia di ragazzi orfani o comunque sbandati, affollavano le strade della capitale in cerca di una maniera per arrivare a fine giornata: dalle occupazioni umili sovente era facile passare a quelle illegali e immorali. Li chiamavano “Sciuscià”, nome storpiato dall’Inglese che significava lustrascarpe. Nel 1945 quello che era sentito da tutti come un problema che faceva oscillare la popolazione tra sentimenti di rabbia e di pietà, trovò la parola autorevole del Papa Pio XII che chiese caldamente ai Salesiani di occuparsi del fenomeno.

I Salesiani cominciarono ad andare in giro a cercare questi ragazzi, a conquistarne la fiducia e a proporre loro un luogo di accoglienza. Cominciarono ad affluire in Via Marsala, in Via Varese, al Mandrione … Non era sufficiente, si sognava un luogo unico tutto per loro. Nel 1946 i soldati inglesi di stanza a Roma mandarono una torta a questi ragazzi con su scritto “per i ragazzi di Don Bosco”; era così superato quel nomignolo dispregiativo: non più Sciuscià ma “Ragazzi di Don Bosco”.

Sempre in quell’anno, un gruppo di Salesiani si imbatté in quella che don Cadmo Biavati – che di lì a poco sarebbe divenuto il primo Direttore del Borgo – definì “una distesa di capannoni in fila come sentinelle, come soldati in attesa”: era quel che restava del Forte Prenestino. “Qui sarà la casa dei nostri ragazzi” si dissero. Un anno di attesa per ottenerne l’uso da parte del Demanio e finalmente nel 1947 cominciarono i lavori. Il resto è il resoconto di quella giornata dalle parole dello stesso don Biavati:

“Il 20 marzo fu dato finalmente inizio ufficiale ai lavori. I ragazzi arrivarono su un camion dell’E.N.D.S.I. cantando allegramente; vengono ‘sotto il tetto’ a vedere il loro futuro Borgo. Esclamazioni, grida, risate argentine, molta gioia; in un baleno quei ragazzi, già esperti del loro dolore che umilia e dell’amore che redime, si spandono per ogni dove, in compagnia di giovani chierici e preti, a constatare la realtà che da tanti mesi essi vanno sognando […] Nel pomeriggio giungono le autorità. Sono ricevute dai ragazzi. Sul loro viso noto subito segni inconfondibili della riconoscenza e dell’affetto. Si vede che conoscono bene i loro benefattori, li stimano e li amano. Quindi un sacerdote, indossata cotta e stola, domanda a Dio benedizione sopra quelle case e sopra tutti coloro che le abiteranno, poi spande acqua benedetta verso i quattro punti cardinali. Il Forte di via Prenestina è diventato la Casa di Dio: Borgo Ragazzi Don Bosco. Il via è dato; ora tecnici e operai continueranno il loro lavoro per terminare il nido dei ragazzi senza nido, dare la famiglia a ragazzi senza famiglia. […] Una pietra era gettata: mai fu pietra più benedetta!”.

70 anni e sembra un soffio, migliaia di ragazzi passati da qui, contesti che paiono lontani e che tornano a essere straordinariamente vicini. Dopo 70 anni migliaia di ragazzi sono passati per quei cortili e i Salesiani devono continuare a lavorare per riuscire a identificare e incontrare i nuovi Sciuscià, o meglio, i nuovi Ragazzi di Don Bosco.

Rimangono inalterati però l’originaria la vocazione di quel luogo, portata avanti dai Salesiani e da una comunità educativa molto motivata, e la presenza costante della Provvidenza.

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