Francia – Una questione educativa: “Mio figlio non vuole lasciare il quartiere”
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11 Gennaio 2018

(ANS – Nizza) – La difficoltà di alcuni giovani a lasciare il proprio quartiere è un vero ostacolo alla loro integrazione sociale e professionale. Ha un impatto sulla capacità di prendere parte agli appuntamenti e di aprirsi al mondo delle relazioni.

di don Emmanuel Besnard, SDB

C’è un legame tra la capacità di muoversi nello spazio e la capacità di muoversi nella propria testa. Più un giovane è in grado di avviare e di vivere una mobilità geografica, più è capace di apprendere e passare attraverso i cambiamenti e le insicurezze della sua vita. La difficoltà di lasciare il proprio quartiere ha un impatto sulla capacità di partecipare agli appuntamenti, di assumere gli inevitabili disagi degli attraversamenti negli universi inesplorati. La mobilità geografica e la mobilità interna vanno di pari passo.

Presso il Centro “Valdocco” di Nizza, gli educatori organizzano attività in bici attraverso le quali è possibile dare ai giovani materiale per riflettere sulla loro mobilità. La metafora dell’orientamento in uno spazio naturale consente ai ragazzi di riflettere su ciò che favorisce e sostiene il loro orientamento nella vita. Tre elementi vengono elaborati con i giovani: gestire l’ignoto, individuare punti di appoggio, costruire significati.

Le uscite vengono organizzate in luoghi che i giovani non conoscono. Affrontarli a partire dalla difficoltà dell’ignoto è l’inizio del lavoro che l’équipe educativa cerca di realizzare. Come sottolinea Eric Le Breton, l’incapacità di rappresentarsi lo spazio verso cui andare, di stimare il tempo dello spostamento, causa nei giovani una forma di insicurezza. “Durante le attività di Orientamento in Mountain Bike, cerchiamo di creare un’esperienza costruttiva nella gestione di questi parametri di spazio e tempo. Utilizzare una mappa, un numero di telefono o scaricare una app di trasporti... Questi piccoli mezzi promuovono la proiezione e le rappresentazioni della mobilità futura del giovane”.

L’obiettivo è sviluppare la curiosità e l’osservazione degli strumenti da parte dei ragazzi: le torce nei boschi, le mappe, gli orari nelle città. Gli educatori propongono tappe regolari per fare il punto della situazione e i ragazzi devono identificare il percorso già fatto e quello ancora da compiere per raggiungere l’obiettivo.

Una volta completato il corso, è importante prendersi il tempo della rilettura insieme con il ragazzo, che viene invitato a ripensare ai suoi punti di appoggio e a come può orientarsi nella vita partendo dalla metafora delle attrezzature – esattamente come fatto per quello di cui ha avuto bisogno per un giro in bicicletta o un’escursione. Si tratta di sviluppare la propria riflessione su come gestire le proprie domande sull’orientamento da dare alla vita.

Uscire dalle attività al di fuori delle propria area residenziale permette ai giovani di sfuggire al caos della non rappresentazione di spazi e tempi. Infatti, ogni adulto, genitore, educatore, è in grado di accompagnare un adolescente a partire da un’esperienza concreta di mobilità, perché uscire dall’immobilità favorisce gli incontri non programmati.

L’associazioneValdocco” è un’organizzazione sociale basata sulla pedagogia di Don Bosco e le cui sedi si trovano ad Argenteuil, Nizza, Lille e Lione. Fa parte della “Rete di Azione Sociale Don Bosco”.

Fonte : Don Bosco Aujourd’hui

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