Italia – Salesiani a Sesto San Giovanni: 70 anni nel nome di Don Bosco

05 Giugno 2018

(ANS – Sesto San Giovanni) – Compiono “settant’anni di futuro” le Opere sociali Don Bosco di Sesto San Giovanni, nella cintura milanese. Arrivati nel quartiere Rondinella, in una piccola baracca di fortuna, l’8 dicembre del 1948, su invito dell’allora arcivescovo, il cardinale Ildefonso Schuster, e con il contributo fattivo della famiglia Falck, oggi i Salesiani offrono una proposta scolastica all’avanguardia e soprattutto attenta alla crescita di ogni singolo giovane.

di Giuseppe Gazzola

“Appena sono entrata qui, mi sono sentita in famiglia – racconta Giulia Mastrapasqua, che sta finendo la terza media –. Restando anche il pomeriggio a studiare, dopo la scuola, con i docenti e i compagni di classe, già dai primi mesi abbiamo creato un gruppo vivo, in cui mi sento a casa”. La Scuola media accoglie ogni giorno 540 ragazzi in 18 classi e da tre anni ha compiuto la scelta tipicamente salesiana di muoversi sui territori della novità, come spiega il preside, don Stefano Mascazzini: “Ci siamo tuffati nell’educativo digitale, come vuole un’innovativa progettualità del Ministero dell’Istruzione. Con lo strumento digitale interattivo del tablet, i docenti preparano le lezioni in modo nuovo e i ragazzi imparano in modo personalizzato, interagendo attivamente con insegnanti e compagni”.

È l’ispirazione quotidiana di Don Bosco a fare di questo piccolo universo, frequentato ogni giorno da qualche migliaio di ragazzi, una “scuola che è più di una scuola”. Racconta il direttore dell’opera, don Elio Cesari: “Don Bosco concludeva la giornata con il pensiero della ‘buona notte’ e noi iniziamo ogni giornata di scuola con il ‘buon giorno’, un pensiero per aprire una finestra di senso che vada oltre le singole materie. Se forniamo un terreno nutriente, i giovani hanno la capacità di fare grandi cose”.

Partiti da un piccolo seme, “oggi lavoriamo con 3mila aziende del territorio. Ma tutto inizia sempre dai ragazzi”, spiega il Direttore. “In uno dei mille colloqui che faccio ogni anno con le famiglie che iscrivono qui i loro figli, un genitore mi ha raccontato che, senza conoscerci prima, ha incontrato i ragazzi che mandiamo al tirocinio nella sua azienda in Brianza. ‘Vogliamo che nostro figlio diventi come questi ragazzi’, mi ha detto. Il vero successo è questo, quando la vita dei nostri ragazzi diventa racconto eloquente del nostro impegno, il cuore del futuro che costruiamo”.

Lo conferma Simone Campeggio, 20 anni, alunno del quinto anno dell’Istituto Tecnico, corso di “Meccatronica”, che unisce meccanica ed elettronica: “Qui ho incontrato una formazione innovativa, intessuta di tante cooperazioni anche con grandi aziende. Ma è molto preziosa soprattutto la parte ‘umana’: vengo da un altro liceo, dove ero stato bocciato. Lì non ero seguito, né come studente, né come persona, qui ci sono date possibilità non solo di recuperare il percorso scolastico, ma di crescere come persone protagoniste”.

Proprio questo è il segreto di una proposta di fede che, in piena sintonia con la strada tracciata dal prossimo Sinodo sui giovani, non manca di interpellare la libertà dei ragazzi, in questa “scuola che è più di una scuola”. Conferma don Cesari: “Per appassionarsi alla vita della fede i giovani hanno bisogno di sentirsi protagonisti e non solo destinatari passivi di una proposta, pur buona, che sta tutta nelle mani degli adulti. Insieme, hanno bisogno di incontrare una comunità accogliente, che faccia incontrare Gesù vivo, proprio come ha fatto Don Bosco”.

Il ritratto di Don Bosco, appeso ovunque, ispira storie piccole e grandissime come quella di Alessandro Lietti, che qui ha fatto le scuole professionali e oggi è insegnante di laboratorio nel corso di Termoidraulica: “La formazione professionale – dice – è una carta vincente, contribuire affinché altri ragazzi come me imparino un mestiere spendibile per una vita dignitosa mi rende contento, ogni mattina, di alzarmi per venire a lavorare”.

La stessa passione educativa ha chiamato, da Genova e da un lavoro di ingegnere, il professor Andrea Cereda. Coordinatore del progetto di “Fondazione Its Lombardia meccatronica”, che offre speciali percorsi post-diploma di alta specializzazione tecnica, Cereda svolge anche il ruolo particolare di “consigliere”, una tipicità salesiana: “Oltre ai docenti – racconta – la nostra scuola mette a disposizione dei ragazzi un catechista-confessore, sempre presente al piano, e la figura particolare di un ‘consigliere’, un docente che segue ciascun ragazzo globalmente, come persona, negli aspetti disciplinari, nell’andamento scolastico complessivo ma anche nella relazione con compagni, insegnanti e genitori”.

Proprio per arrivare a tutte le persone, il primo seme della presenza salesiana a Sesto San Giovanni sono stati e continuano a essere la parrocchia, la Caritas e l’oratorio, come racconta don Giovanni Conti: “La parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice è nata il 7 dicembre 1948 e il 23 maggio 1952 è stata consacrata la chiesa. Oggi siamo comunità pastorale di due parrocchie, animate da una comunità di sette salesiani. In un contesto popolare, con una crescente presenza di immigrati, continuiamo, come voleva Don Bosco, a cercare il punto accessibile al bene che c’è in ogni persona”. 

La grande festa per i 70 anni di presenza dell’opera salesiana è stata celebrata lo scorso 26 maggio, con un’intera giornata di festa, dall’inaugurazione del Palazzo Schuster e del nuovissimo laboratorio di Industria 4.0 per la Formazione Professionale al concerto del gruppo rock cristiano “The Sun”.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.salesianisesto.it 

Fonte: Credere

InfoANS

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