Ghana - Il Sistema Preventivo come risposta al “children trafficking”

04 Gennaio 2019

(ANS – Accra) - Il sistema preventivo di Don Bosco mira a eliminare alla radice i rischi, attraverso una serie di azioni mirate. Ma, quando ce n’è bisogno, i missionari salesiani intervengono anche dopo, se c’è qualcuno da aiutare.
È quello che si può constatare con evidenza in Ghana, dove è nato il “Child Protection Centre”, dedicato ai minori sottratti dalla polizia al traffico di schiavi. Si tratta di un progetto nato per offrire spazi di accoglienza ai ragazzi della periferia della capitale Accra e che accoglie, inoltre, le vittime della tratta.


Don Silvio Roggia, 20 anni di missione in Ghana, è fra i promotori di questo progetto e spiega: “Il Child Protection Centre è una casa per chi si ritrova dall’oggi al domani senza catene, ma con terribili ferite interne da guarire e una vita da far rifiorire dopo mesi e anni di inferno”.
Il fenomeno della schiavitù minorile è purtroppo diffuso in quella regione africana. “Già vent’anni fa, quando viaggiavo via terra tra Nigeria e Ghana, passando attraverso Benin e Togo - ricorda don Silvio Roggia - alle frontiere si vedevano i poster di organizzazioni che mettevano in guardia contro il traffico di bambini, venduti per anni e usati nelle piantagioni di cacao come manodopera a costo zero da padroni senza scrupoli.” Il children trafficking si è poi esteso anche nel settore della pesca e della pastorizia e si è aperto poi a circuiti criminali esteri.

Così è nato il Child Protection Centre, che sorge oggi su un terreno donato da Inna Marian Patt, la vincitrice di Miss Ghana 2004. La ragazza voleva che nascesse un’opera dedicata alle giovani più disagiate e, una volta incontrati i Salesiani di Don Bosco, il suo sogno è potuto diventare realtà. 

Un centro come questo è indispensabile per il recupero dei giovani. Quando la polizia riesce a salvare questi ragazzi, è infatti molto importante inserirli al più presto in un percorso di recupero psicologico e sociale.

Al Child Protection Centre i ragazzi imparano a leggere e scrivere, poi ricevono una formazione scolastica vera e propria e, infine, vengono avviati al mondo del lavoro.

“Si vedono i miracoli – aggiunge don Silvio – Bambini che avevano perso l’uso della parola per il trauma subito, riprendono a comunicare e chi è stato condannato ad anni di totale isolamento riprende a socializzare”.

InfoANS

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