Italia – Contrasto alle “Baby gang”: urge un patto educativo tra istituzioni e società civile

26 Febbraio 2019

(ANS – Bari) – “Fare rete”, proporre modelli e valori alternativi, richiamare la politica alle sue responsabilità, ma anche essere meno bigotti e più concreti. Sono alcune azioni che potrebbero contrastare il fenomeno delle “baby gang” e l’attrazione che esercitano le organizzazioni criminali ad ogni latitudine. Se ne è parlato a Bari al convegno “Baby Gang e criminalità organizzata: quale risposta della comunità educante?”, che si è svolto presso l’Istituto Salesiano “SS. Redentore” lo scorso venerdì, 22 febbraio.

L’appuntamento, il secondo della serie di incontri mensili sul tema: “L’Uomo chiamato alla ricerca della propria dignità”, ha visto la partecipazione del Questore di Bari, dott. Carmine Esposito, dell’avvocato penalista Michele Laforgia, impegnato nella promozione di percorsi sulla legalità e difensore di diverse vittime di mafia, e di don Francesco Preite, Direttore della casa salesiana di Bari.

Il tema della criminalità minorile “è antico”, ha detto il dott. Laforgia, avvocato. È tornato di attualità perché “non è più un fenomeno che aveva per protagonisti i figli del sottoproletariato urbano”; adesso sono coinvolti “anche figli della borghesia”.

Quindi il dott. Laforgia ha elencato cinque sfide da vincere per sottrarre i minori alle baby gang: quella della comunità, perché anche “la mafia è una comunità”, che costruisce una identità e un ruolo per chi ne fa parte; quella della famiglia, che “può essere una risorsa, ma anche un enorme problema” per chi trova in essa modelli negativi; il carcere, che “non è la soluzione, men che meno per i minori”; quindi “i servizi sociali e la giustizia minorile”, che devono ricevere maggiori risorse; infine, la comunità educante, che “deve essere aperta” e dove l’educatore, “si deve compromettere col mondo che vuole educare”, ha concluso.

Dopo aver ricordato gli esordi di Don Bosco in carcere, don Preite ha richiamato tutti a lavorare in unità, perché nelle divisioni “si inserisce la criminalità, che è organizzata”. È importante, invece, che ci sia un mutuo aiuto tra le generazioni: “I giovani animatori devono svolgere bene il loro compito e gli adulti devono accompagnare i giovani animatori e i ragazzini”.

Vanno promossi atteggiamenti di “apertura e accoglienza” e proposte alternative. Su questo fronte la politica “ci deve essere” e “deve dare risposte”. L’oratorio con le sue attività sportive, culturali e formative deve affrontare la sfida, anche creando impresa. “Creare impresa con i giovani, non è peccato; dobbiamo essere meno bigotti e più concreti”.

Da parte sua il Questore di Bari ha ricordato che di fronte alle prospettive dei facili guadagni offerti dalle organizzazioni criminali, “bisogna fondere tutte le nostre energie”, per offrire un’alternativa che sia in primo luogo “valoriale”.

“Scuola e famiglia sono i capisaldi su cui concentrare l’impegno… I ragazzi devono verificare che c’è una possibilità” di vita diversa, ha concluso.

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