Italia – Ricordando don Bolla, il missionario che disse al Signore: “Farai tutto Tu, perché ora sono tutto tuo”
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27 Marzo 2019

(ANS - Schio) – Nel corso della sua recente Visita d’Animazione all’Ispettoria dell’Italia Nord-Est (INE), il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime ha partecipato ad un momento di preghiera presso l’opera salesiana di Schio, la città natale di don Luigi Bolla, il grande missionario salesiano tra gli indigeni della foresta amazzonica. È stata una celebrazione semplice, realizzata là dove il Signore fece udire per la prima volta la sua chiamata al giovane Luigi, e che ha avuto il pregio di ricordare che la Famiglia Salesiana non procede attraverso grandi edifici, ma per la presenza di salesiani che si consumano e si dedicano a quanti sono emarginati.

Don Bolla ogni sera scriveva in quaderno il suo diario della giornata. In questi scritti ci sono tantissime sue preghiere, che più che orazioni sono vere conversazioni con il Signore. A Schio, alla presenza del Rettor Maggiore, si è pregato ricordando la chiamata, la missione e la preparazione alla morte di don Bolla, utilizzando proprio le sue parole, le parole di “Yankuam” (cioè “stella del mattino”), come era chiamato dagli indigeni Achuar, proprio per essere la loro guida.

Sull’esempio di Don Bosco, don Bolla aveva appreso che in oratorio si poteva diventare amici di Gesù e di Maria. La sua prima azione quando entrava in oratorio, era una visita al suo amico Gesù.

Raccontò nei suoi diari: “Avevo 12 anni quando ho sentito con assoluta certezza che il Signore mi stava chiamando ad essere prete. Nell’agosto del 1944, entrando nella cappella dell’oratorio tra molti compagni piuttosto chiassosi, udii la voce di Gesù che mi diceva con chiarezza: ‘sarai missionario nella selva tra gli indigeni e porterai loro la mia Parola. Camminerai molto a piedi’”.

E quando partì per la missione, disse a se stesso: “Signore, lascio la mia famiglia, i miei amici, la mia terra, le mie belle montagne, solo per Te, per farti conoscere da molte persone che non hanno ancora avuto la grazia di incontrarti. Ho messo tutto nelle tue mani. Farai tutto Tu, perché ora sono tutto tuo”.

Don Bolla fondò la sua esperienza missionaria su tre pilastri:

  • Non vado tra gli Achuar come un conquistatore. No, non voglio andare a conquistare terre o colonizzare, neppure intendo avere edifici o collegi per risedere esclusivamente in un posto, voglio vivere come un itinerante, passare da un villaggio all’altro”.
  • Vivrò semplicemente come ospite, e sarò soddisfatto di quello alla buona gli Achuar mi potranno offrire; mi si permetta di vivere in tutto nello stile Achuar: vestito, cibo, casa, tradizioni e lavoro, senza perdere la mia identità di sacerdote e di religioso”.
  • Porrò tutta la mia fiducia nella Provvidenza del Signore, che mi darà ciò che è necessario, dal momento che mi consacro all’edificazione del regno di Dio. Rinuncio al sostegno finanziario della Congregazione Salesiana e del Vicariato Apostolico”.

Da vero Figlio spirituale di Don Bosco, nelle sue ultime preghiere diceva: “Che grande gioia mi dà la fiducia in questi tre punti: l’Eucaristia, la Madonna, il Papa. Signore, quando mi verrai a prendere per portarmi a contemplare il volto luminoso del nostro Salvatore e quello dolcissimo di Maria, che tu mi trovi pieno di fede nella tua presenza tra noi, nella Chiesa e nel mondo”.

La cosa fondamentale della mia vita, Signore, è credere in Te. Questo è lo scopo dei miei ultimi giorni, nel mondo degli uomini, l’amore per Te e per gli uomini voglio sia l’ispirazione di ogni momento della mia vita”.

E poco prima di perdere conoscenza, così conversava con Gesù: “Gesù, guardo i tuoi occhi e ti amo. Gesù e Maria, rimanete con me e con tutti, Gesù resta sempre nella Chiesa che hai fondato. Grazie Gesù. Tu accoglierai il mio ultimo respiro, insieme a Maria. Resta con me Signore, e con tutti noi, che si sta facendo sera”.

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