Uganda – Don Arasu: “Questi giovani vulnerabili sono la ragione del nostro essere qui”

19 Febbraio 2018

(ANS – Palabek) – La presenza dei Salesiani tra i rifugiati sud-sudanesi nel campo profughi di Palabek è una delle presenze simbolo della Congregazione a livello globale. A guidarla è don Lazar Arasu, con alle spalle molti anni di missione nel Paese.

Don Arasu, lei è in Africa orientale da molti anni. Ci parli della sua vita da salesiano in Uganda.

Sono originario dell’Ispettoria dell’India meridionale di Chennai e mi trovo in Africa orientale dal 1990. Dopo l’ordinazione ho lavorato in Uganda, principalmente nella pastorale scolastica. Nel 2017 il Rettor Maggiore aveva segnalato come ci fossero un milione di rifugiati in Uganda e ha invitato noi Salesiani a raggiungere questi rifugiati e a lavorare in Uganda.

Qual è attualmente la situazione dei rifugiati di Palabek, in Uganda?

Le statistiche indicano che ci sono 41.000 rifugiati dal Sudan del Sud e il numero continua a crescere. Il rappresentante del Governo, durante i colloqui che abbiamo avuto con lui, ci ha detto che si attendono di ricevere fino a 150.000 rifugiati, da un’area di oltre 20 chilometri di raggio.

Per quale motivo è rilevante la presenza salesiana a Palabek?

L’86% della popolazione nel campo per rifugiati è composta da donne e bambini. Sono giovani. Più del 60% sono adolescenti o bambini. Ci sono centinaia e migliaia di bambini di età inferiore ai tre anni. Questi giovani vulnerabili sono la ragione del nostro essere qui, la motivazione del nostro impegno per l'educazione e l'evangelizzazione. Dobbiamo prenderci cura di loro e dare loro una formazione integrale.

In che modo i Salesiani possono accompagnare i rifugiati a Palabek?

Oltre alle opere di misericordia spirituale ci sono le opere di misericordia corporale e qui c’è gente che ha bisogno di tutte queste opere. Persone che hanno fame, sete, non hanno una casa, non hanno vestiti, né educazione e hanno bisogno della nostra attenzione e cura. Sono felice di vedere che in breve tempo, diciamo questi sette, otto mesi, la nostra Congregazione sta avanzando a grandi passi nel lavoro qui tra i rifugiati.

Il Rettor Maggiore insieme al suo Consiglio e agli altri responsabili ha assegnato a quattro confratelli il compito di lavorare a tempo pieno in questo campo. Abbiamo iniziato le attività di scolarizzazione iniziale e altre attività pastorali. Spero e prego che, con l’aiuto di Don Bosco, avremo successo in questo servizio.

Grazie all’impegno congiunto del Dicastero per la Comunicazione Sociale e del Settore per le Missioni, in rete è disponibile il video dell’intervista (nell’originale inglese e sottotitolato in italiano e spagnolo).

InfoANS

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