COME PAPA FRANCESCO
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17 Marzo 2017

«Miei cari giovani, ho piena fiducia in voi e per voi prego. Abbiate il coraggio di andare contro corrente» (Papa Francesco).

In un mondo in cui troppo spesso Dio è costretto a tacere, ridotto a inutile reliquia del passato, diventa una necessità assoluta la testimonianza di giovani per i quali il Signore è veramente il Signore della loro vita, cammino luminoso di felicità e verità.

Ho lasciato da poco la Repubblica Domenicana, Porto Rico e Cuba, dove abbiamo celebrato il centesimo anniversario della prima presenza salesiana e contemporaneamente la sempre radiosa e calorosa festa di don Bosco.

Come sempre, e dappertutto, ho incontrato una famiglia salesiana stupenda ed entusiasta, con tanti laici che hanno un affetto smisurato per don Bosco e dei giovani coraggiosi e carichi di speranza.

Ho ricordato a tutti che prima di partire per questo viaggio avevo inviato a tutti i giovani del mondo salesiano una lettera per la festa di don Bosco. In essa richiamavo alla memoria le parole calde e affettuose che Papa Francesco aveva rivolto loro durante un incontro.

In piena sintonia con Papa Francesco e, son certo, con molti di voi, anch’io ho una fiducia reale nei giovani, prego per loro e li incoraggio ad essere umili, forti e robusti, protagonisti della loro vita e pronti ad andare controcorrente.

Ho incontrato giovani attivi e arditi, felici animatori di altri ragazzi e ragazze; giovani impegnati che continuano a studiare e lavorare per aiutare in casa e nello stesso tempo avere maggiori opportunità nella vita.  Ho visto giovani tra i 20 e i 25 anni senza alcun imbarazzo a servire nelle celebrazioni liturgiche come ministranti, far parte della corale in chiesa e dimostrarsi valenti artisti e ballerini sul palcoscenico in un pomeriggio di svago e divertimento.

Questi sono i nostri giovani.

A loro dico che noi, adulti e fratelli maggiori, siamo in molti ad avere una grande speranza in loro; che siamo in tanti ad incoraggiarli ad essere capaci e audaci nella loro vita, ammettendo che il mondo che offriamo a loro è difficile, ostico e con scarse opportunità.

E questo non è certo colpa loro. Anche noi adulti dobbiamo imparare a fare una giusta autocritica.

E come Papa Francesco incito anche loro a trovare la forza per andare controcorrente, quando la chiamata alla fedeltà, a se stessi e a Gesù, risuona con forza nel loro cuore.

Il mondo ha bisogno di voi

Cari giovani, vi ricordo che il mondo di oggi ha bisogno di voi. Soffre la mancanza dei grandi ideali che sono propri della gioventù e dei suoi sogni giovanili.

Il mondo intero, in tutti e cinque i continenti, ha più che mai bisogno di giovani pieni di speranza e forza che non abbiano paura di vivere, di sognare, di cercare la felicità profonda e autentica che lasci un posto per Dio nei loro cuori.

In un mondo in cui troppo spesso Dio è costretto a tacere, ridotto a inutile reliquia del passato, diventa una necessità assoluta la testimonianza di giovani per i quali il Signore è veramente il Signore della loro vita, cammino luminoso di felicità e verità.

Questo nostro mondo ha bisogno di giovani attratti da un reale impegno, capaci di sacrificio e amore «fin a che fa male» come diceva Santa Madre Teresa di Calcutta. Giovani coerenti con il loro impegno, pronti a donare il loro tempo e loro stessi.

È chiedere troppo? Credo di no. È una meta alta, certamente, ma è quello che don Bosco a Valdocco chiedeva ai suoi ragazzi, nella semplice quotidianità e nell’eroismo di occuparsi dei malati di peste.

Ricordo a questi giovani di oggi che noi abbiamo bisogno di loro perché anche tanti altri giovani hanno bisogno di loro. I giovani sono in grado di capire meglio gli altri giovani e aiutarli, perché sono tanti i ragazzi “sfiduciati, delusi e disincantati” che non riescono più a provare entusiasmo per qualcosa.

Sono giovani deboli e fragili che possono essere sostenuti e rivitalizzati solo da altri giovani che parlino seriamente della vita e che, con il medesimo linguaggio, mostrino l’esistenza di altre vie e altre possibilità, che li possano spronare ricordando che fuggire dalle sfide della vita non è una soluzione e che, come veri “discepoli-missionari”, li aiutino a scoprire Cristo nelle loro vite e a credere in Lui. Un Gesù che non vende fumo ma offre Vita, autentica, la sua. Lui stesso.

Come dice una belle preghiera di Michel Quoist: Amare significa incontrarsi, e per incontrarsi bisogna accettare di uscire da sé per andare verso un altro. Amare significa comunicare, e per comunicare bisogna dimenticarsi per un altro, bisogna morire a sé completamente per un altro.

Amare fa soffrire. Perché dopo il peccato, ascoltatemi bene, amare significa crocifiggersi per un altro.

Papa Francesco nella “Lettera i giovani” di tutto il mondo con cui accompagna il Documento preparatorio del Sinodo sui giovani del 2018, scrive: «Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di fare scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare. Fate sentire il vostro grido. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro».

Perciò questo mio messaggio è un invito alla generosità di tanti giovani di tutto il mondo, e una chiamata a noi, adulti, per stare al loro fianco, per ascoltarli, per continuare a puntare su di loro, a credere in loro, ad avere fiducia in loro e pregare per loro: per quelli che hanno una fede viva e per quelli che sono in ricerca o semplicemente si sentono sperduti. Dio non perde mai nessuno dei suoi figli e delle sue figlie.

Siate felici.

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