Siria – “La fede si affina quando ci si trova a fronteggiare le difficoltà”. La testimonianza di Rania
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05 Ottobre 2017

(ANS – Aleppo) – “Vivere normalmente, per quanto possibile”. È la sfida che si è posta Rania Salouji, una donna cristiana, moglie e madre di due figlie, che ad Aleppo si impegna come catechista presso l’oratorio salesiano. Negli ultimi anni ha dovuto fronteggiare i traumi della guerra, il sequestro del marito, le difficoltà di una vita stravolta. Eppure, anche avendo l’opportunità di emigrare, ha deciso di restare con la famiglia ad Aleppo, convinta “di avere una missione da compiere qui”.

Rania è sposata con Grigor e hanno due figli: Michael di 17 anni e Hovik di 14. Quando nel marzo 2011è scoppiata la guerra, che ha causato finora oltre 450mila vittime e milioni di sfollati, avevano paura “persino a mettere il piede fuori casa. Durante il percorso per accompagnare i figli a scuola - ha raccontato Rania ad AsiaNews - ero solita recitare sempre il Rosario, per infonderci coraggio. Tuttavia, ero sempre un po’ in ansia per la sorte dei miei figli”. Al momento di lasciarli alle cure degli insegnanti, la donna rivolgeva una preghiera alla Vergine Maria, per “affidarli a lei: Sono i tuoi figli - diceva - prenditi cura di loro”.

Rania e Grigor, insieme ai loro figli, hanno avuto la possibilità di emigrare, ma hanno rifiutato. “Abbiamo avvertito di avere una missione da compiere qui, nella nostra città e nel nostro paese” racconta la donna. Per questo “siamo rimasti ad Aleppo, affidandoci totalmente a Dio. Certo non è arduo credere, avere fiducia nel Signore quando tutto va bene, ma la fede si affina quando ci si trova a fronteggiare le difficoltà”.

La donna è oggi responsabile del gruppo di catechisti dell’opera salesiana ad Aleppo, dove sono da poco riprese le attività dopo un lungo periodo di interruzione a causa della guerra. “Al momento della riapertura - racconta - ho provato una forte emozione, con un misto di timore. Vi era la preoccupazione per la salute e l’incolumità dei bambini, soprattutto quando vengono al centro in macchina o quando rientrano a casa dopo le attività”. L’opera infatti accoglie fino a 900 bambini, che presso l’oratorio salesiano hanno la possibilità di giocare liberamente e andare oltre lo stress della loro infanzia rubata dalla guerra.

Di fronte al dramma di una popolazione martoriata dalla guerra e dalle violenze, la Chiesa di Aleppo ha avviato nei mesi scorsi una serie di progetti, molti dei quali proseguono ancora oggi con successo. Dalla pulizia della città agli aiuti alle giovani coppie di sposi, dai pacchi alimentari ai fondi per le forniture elettriche; e ancora i centri estivi per centinaia di bambini, i contributi per coprire le spese sanitarie e le medicine, le visite, gli esami, le cure. Sono tutte iniziative a favore dei bisognosi, che in molti casi la gente di Aleppo - per anni epicentro del conflitto siriano sino alla liberazione nel dicembre scorso - non si può permettere.

Rania testimonia che difficoltà si affrontano con la forza della preghiera: “anche quando mio marito ha perso il lavoro, anche quando ad Aleppo sono venute meno l’acqua, il cibo, non abbiamo mai perduto quello che conta davvero: la fede nella Divina Provvidenza”. Il momento peggiore è coinciso con la morte di un ragazzo che frequentava il catechismo, ucciso da un missile caduto poco distante il gruppo di giovani che avevano da poco concluso le attività. “Alle volte - confessa - quando guardo il terreno di fronte al centro, mi sembra ancora di vedere questo ragazzo giocare come nulla fosse”.

Un altro momento difficile è coinciso con il sequestro del marito, per due mesi e mezzo nelle mani di una banda di estremisti. “È uscito per compere - ricorda Rania - ma non è più rientrato a casa”. Per avere sue notizie ha mosso tutti i canali, i contatti, si è persino recata a Damasco: “Non so cosa significhi - confessa - sedersi e aspettare. Al tempo del rapimento di mio marito sentivo di dovermi muovere, agire, lavorare, fare qualcosa. E non volevo mostrare ai miei figli la paura, l’ansia per la sua sorte. Sentivo di dover essere forte anche per loro”. Pazienza e fiducia nella grazia del Signore le hanno permesso di riabbracciare suo marito, sano e salvo sebbene provato dall’esperienza.

Rania, con tutta la sua famiglia, oggi continua ad impegnarsi per il bene dei giovani, per contribuire alla ricostruzione di un futuro di pace e di speranza per Aleppo e per tutta la Siria.

Fonte: AsiaNews

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