India – Accudire i ragazzi con HIV: la testimonianza di un volontario

16 Febbraio 2017

(ANS – Salem) – Des Williams è un volontario del programma “Bosco Volunteer Action” (BOVA) dei Salesiani della Gran Bretagna e ha dedicato 4 mesi della sua vita ai ragazzi ospitati nel centro salesiano per i giovani affetti da HIV/AIDS, situato nel Sud dell’India, nei pressi di Salem, Ispettoria di Tiruchy. Queste sono alcune delle sue riflessioni su quest’esperienza.

di Anita Motha, BOVA

Sessantadue ragazzi tra i 7 e i 21 anni, tutti con l’HIV, quasi tutti sin dalla nascita e quasi tutti che hanno perso almeno un genitore, se non entrambi. Sono loro gli ospiti del centro. Il Direttore, don Daniel Sebastian, nel corso degli ultimi 5 anni ha sviluppato una struttura con un approccio olistico. Ci sono molti animali e uccelli e tutti i ragazzi sono responsabili della loro alimentazione e del loro benessere. Otto mucche danno il latte che una volta venduto contribuisce al sostentamento dell’opera; e tutti i ragazzi lavorano la terra, curano gli alberi da frutta, coltivano ortaggi e mais…

Si fa un’ora di sport quotidiana nei giorni feriali e nei fine-settimana per 2; ogni due settimane ci sono attività speciali, come teatro, canto, danza… Tutte attività in cui i ragazzi partecipano con entusiasmo ed esprimono i loro talenti. L’educazione è molto curata: oltre alla scuola tutti studiano altre 2 ore al giorno. Il calendario di attività è molto fitto, solo nel fine-settimana c’è un po’ più di tempo per rilassarsi.

Tutti quanti prendono i farmaci due volte al giorno a sostegno del loro sistema immunitario. Con l’attenzione alla loro salute e benessere, emotivamente e spiritualmente sostenuti, questi ragazzi hanno maggiori possibilità di allungare la loro aspettativa di vita.

Il centro applica la metodologia salesiana ed è per tutti casa, scuola, cortile, chiesa. In pochi sono cattolici, ma tutti partecipano alle preghiere mattutine e serali o alle messe di festa. Traggono grande forza spirituale e umana dagli insegnamenti di Don Bosco.

Questi ragazzi, senza alcuna colpa, lottano dalla nascita con l’HIV. Nei villaggi da cui provengono c’è uno stigma sociale verso la malattia ed essi soffrono anche per il rifiuto delle comunità e l’apatia della famiglia, per cui spesso sono un onere economico ed emotivo. Questi ragazzi sanno che probabilmente moriranno giovani. Alcuni hanno visto i genitori morire o devono convivere anche con il fatto che hanno fratelli e sorelle più grandi che non hanno il virus. Sono ragazzi che oltre a tutti le normali sfide dell’infanzia e dell’adolescenza devono combattere anche problemi enormi come questi.

Senza la cura encomiabile e il sacrificio quotidiano disinteressato dei Figli di Don Bosco questi ragazzi oggi potrebbero non essere qui.

InfoANS

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