Guatemala – Eruzione del vulcano Fuego: quali saranno le conseguenze?

14 Giugno 2018

(ANS – San Benito) – “Ci vorranno almeno sei mesi per avere un bilancio attendibile”. Don Giampiero de Nardi, missionario salesiano in Guatemala, attivo nella regione del Peten, teme che ci vorrà molto tempo perché la popolazione delle regioni interessate dall’eruzione del vulcano Fuego possa risollevarsi da questa sciagura.

In primo luogo, perché ci sono problemi di ordine organizzativo e logistico. Racconta il Salesiano: “Qualcuno può stupirsi della differenza tra i dati ufficiali (che parlano di un centinaio di morti e circa 200 dispersi) e alcune stime (c’è chi ha ipotizzato migliaia di vittime, NdR). Ma qui il sistema anagrafico è molto approssimativo. Quando sono arrivato a San Benito, la località dove vivo attualmente, mi avevano parlato di 23-25mila fedeli. L’anno dopo, quando bisognava iscriversi alle liste elettorali, sono diventati 57mila! Per questo è molto difficile stimare quante persone siano rimaste sotto la cenere”.

L’eruzione del vulcano Fuego, inoltre, ha reso ben visibili altri problemi del sistema amministrativo: “in un territorio ad alto rischio sismico e pieno di vulcani non c’era nessun stanziamento di bilancio per le calamità, hanno fatto una legge ora in pochi giorni. E poi c’è una corruzione elevatissima, anche rispetto ad altri Paesi della regione” aggiunge il missionario.

Purtroppo le zone maggiormente colpite dalla calamità naturale erano anche le più ricche del Paese, e questa suscita molti interrogativi e dubbi per il futuro: “La zona colpita ha una densità abitativa molto forte, ed è una delle poche del Paese con un’agricoltura abbastanza sviluppata, è la zona più fertile del Guatemala e un polmone economico per questo Paese, mediamente molto povero. Ebbene, quali saranno gli effetti dell’eruzione a lungo termine? Penso ad esempio ai gas tossici che si sono sviluppati, alle polveri vulcaniche che si sono depositate per molti chilometri. Quali saranno i danni per la salute delle persone, per l’agricoltura, per il bestiame?”

E tutto questo accade in un Paese che è “l’unico del Centroamerica ad essersi impoverito negli ultimi anni, con una forbice elevatissima tra i pochi ricchi e i tantissimi poveri”.

Qualche segno di speranza, tuttavia, ancora c’è: “Vedo una grande solidarietà – afferma – il Paese si è mobilitato”.

Nel frattempo i Salesiani di tutta l’Ispettoria del Centroamerica continuano a collaborare per il soccorso delle persone che a causa dell’eruzione hanno perso tutto. Oltre al centro di raccolta attivo già da giorni presso l’Università Mesoamericana del Guatemala, che è una struttura salesiana, ne è stato aperto un altro a El Salvador, presso l’Istituto Tecnico “Ricaldone”.

Fonte: Agenzia Sir

InfoANS

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