Vaticano – Card. Sturla: “Si tratta di avvicinare i giovani a Gesù e per questo è molto importante l’incontro con il Vangelo”

11 Ottobre 2018

(ANS – Città del Vaticano) – “Gesù Cristo continua ad affascinare nella misura in cui veramente Lo incontriamo”, per questa ragione è necessario “fare da ponte” con i giovani, avvicinandoli al Vangelo. “Che possano prendere il Vangelo fra le mani e lì scoprire di più il Signore”.

di Griselda Mutual

Nel contesto latinoamericano l’Uruguay si distingue per essere un Paese fortemente secolarizzato. Quali sono le realtà e le aspettative dei giovani del suo Paese?

I giovani uruguaiani che sono nella vita della Chiesa in questo momento hanno un forte impulso missionario, anche perché la Chiesa in Uruguay e in particolare a Montevideo è in spirito di missione, cioè sente di dover uscire e annunciare. Stiamo preparando una grande missione per il periodo pasquale del prossimo anno… Ci sono anche giovani che non sono nella Chiesa e ci sono esperienze diverse: dai giovani che pensano di lasciare il Paese, che purtroppo sono molti, ai giovani che vivono in situazioni drammatiche, legate alla droga, alla delinquenza… Tutto ciò costituisce una serie di difficoltà e anche di diversi tipi di giovani e aspettative.

Qual è il rapporto tra i giovani uruguaiani e la Chiesa Cattolica?

L’Uruguay è un Paese molto particolare nel contesto dell’America Latina, perché ha subito una forte secolarizzazione… In molti giovani c’è indifferenza verso la Chiesa… Ma quelli che sono, diciamo, partecipanti, sono giovani con un grande affetto nei confronti della Chiesa e con uno spirito missionario, con amore per Gesù e una grande devozione mariana, che è qualcosa, se vuoi, di “nuovo”, perché ha acquisito una forza molto grande in questi tempi.

La questione degli abusi sessuali ha allontanato i giovani dalla Chiesa?

Quello che vedo nel mio Paese – non posso parlare di altre parti – è che quelli che vivono nella vita della Chiesa non sono stati allontanati perché la loro esperienza della Chiesa è molto positiva. D’altra parte, allontana quelli che potrebbero avvicinarsi, perché questa situazione di abusi crea un profondo rifiuto verso la Chiesa. Penso che la situazione aiuti, purtroppo, ad allontanare ulteriormente coloro che sono lontani. Quelli che sono nella vita della Chiesa credo di no, perché vedono che sono casi molto dolorosi e che ci mettono in imbarazzo, ma che sono pochi casi.

Eminenza, lei al Sinodo porta una domanda. Su quale argomento?

Sulla libertà interiore. I lavori parlano dell’accompagnamento e penso sia molto importante sottolineare questo aspetto dell’Instrumentum Laboris. Nel documento su cui stiamo lavorando, si parla molto di libertà, di coscienza. Mi sembra che questo sia molto importante: come ogni persona debba essere libera e avere una libertà interiore. L’allenamento in questo senso aiuta a vincere ogni tipo di abuso.

Cosa direbbe oggi a un giovane per avvicinarlo a Gesù?

Proverei a “presentargli” Gesù Cristo, perché è Gesù che continua ad affascinare, nella misura in cui veramente Lo incontriamo. Il punto è “fare da ponte”. Nel Vangelo c’è la figura di Andrea, fratello di Simon Pietro, che aveva incontrato Gesù. Stava correndo da suo fratello per dirgli: “Abbiamo trovato il Messia”. E quello che fa è portarlo da Gesù e Gesù incontra Simone, che chiamerà Pietro. Quindi, credo che oggi il tema sia cercare di avvicinare i giovani a Gesù, e per questo, l’incontro con il Vangelo, con la Parola, è molto importante; cioè, che possano leggere il Vangelo, prendere il Vangelo fra le mani e lì scoprire di più il Signore.

Fonte: Vatican Media

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