Austria – Don Tadeus Rozmus: in Europa “culture, lingue, mentalità e sfondi storici diversi, ma lo stesso carisma”

29 Marzo 2019

(ANS - Vienna) – Da quando è stato eletto Consigliere per la regione salesiana Europa Centro e Nord, nel 2014, don Tadeusz Rozmus – 62 anni, originario della Polonia – sta viaggiando molto. Infatti, per conto del Rettor Maggiore, è incaricato di accompagnare i suoi confratelli in ben 33 Paesi del Vecchio Continente. Tra febbraio e marzo don Rozmus è stato per diverse settimane in Austria, conducendo la Visita Straordinaria e passando per tutte le case dell’Ispettoria. Non si è incontrato soltanto con i Salesiani, ma anche con la Famiglia Salesiana, i membri delle organizzazioni partner, i collaboratori e il personale impiegato.

Quali contenuti salesiani e carismi sono importanti nell’Europa Centro e Nord?

La nostra identità salesiana ha davvero la massima priorità. Questo significa non soltanto la formazione dei giovani salesiani – attualmente abbiamo 15 comunità di formazione in Europa, di cui una a Vienna – ma anche la formazione dei laici collaboratori. Dalla qualità di questa formazione dipende il futuro di Don Bosco in Europa. Le competenze e conoscenze specifiche sono sempre più importanti. L’apprendimento permanente, ovviamente, è fondamentale. Ma in più dobbiamo sapere come accompagnare i giovani oggi nell’educazione, nel lavoro sociale e nella formazione.

Come ha vissuto la visita del Rettor Maggiore in Austria?

Il programma è stato ben preparato e la Famiglia Salesiana è stata molto presente. Inoltre, per me è stata la prima volta che una Visita Straordinaria coincidesse con la visita del Rettor Maggiore.

Lei è stato già più volte in Austria? Qual è il suo rapporto con l’Austria?

Ho un rapporto speciale con l’Austria. Da giovane salesiano sono stato a Linz per imparare il tedesco. Con don Johann Stummer imparai soprattutto il dialetto, il che è stato molto interessante, perché all’inizio non capivo proprio niente. Alcuni anni dopo sono stato invitato a Schärding per sostituire il parroco. E da 15 anni durante l’estate faccio sostituzione a Sankt Roman e Münzkirchen. Ormai ho fatto già delle amicizie, battezzato bambini e celebrato matrimoni. L’Alta Austria è diventata davvero una seconda patria per me. Comunque, una cosa mi resta ancora inesplorata: non sono stato mai al santuario nazionale di Mariazell. Magari quest’anno riuscirò a fare un pellegrinaggio alla “Magna Mater” dell’Austria.

Com’è la collaborazione tra i salesiani in Europa?

Devo dire che funziona molto bene. È vero che i Paesi hanno culture, lingue, mentalità e sfondi storici diversi, ma tutti hanno lo stesso carisma. Una volta all’anno c’è un incontro degli Ispettori – quest’anno sarà in Slovenia – e poi ci sono conferenze per regioni. Nel 2019 si terrà una nuova edizione dei Giochi Salesiani Internazionali, (“PGS-I”, dall’acronimo italiano “Polisportive Giovanili Salesiane – Internazionali”), che rappresentano un bel momento di scambio e condivisione tra la gioventù d’Europa.

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