Togo – Don Dieudonné Otekpo, SDB: “Le risorse nazionali sono monopolizzate da una minoranza a scapito della grande massa”

02 Dicembre 2019
Foto: © Ici Lomé

(ANS – Lomé) – “Rifondare la democrazia in Africa per la buona gestione del bene comune” (Refonder la démocratie en Afrique pour la bonne gestion du bien commun, orig.) è il titolo di un recente libro di don Dieudonné Otekpo, sacerdote salesiano, attualmente Direttore dell’Istituto Salesiano di Filosofia e Studi Umanistici (ISPSH) di Lomé. La nozione di bene comune, l’appropriazione di proprietà da parte di una minoranza al potere e i conflitti che ne conseguono sono al centro della sua opera, che invece vorrebbe proporre un modello ideale per la corretta gestione del bene comune.

Perché ha sentito il bisogno di scrivere questo libro, su questo tema?

Tale necessità mi è sorta circa dieci anni fa. Infatti, nei Paesi in cui ho lavorato come missionario ho sperimentato la povertà della gente. Ho osservato ovunque lo stesso fenomeno: una minoranza che monopolizza le proprietà dello Stato, a scapito della grande massa che vive in povertà.

Il suo libro solleva un problema. Vi è una distribuzione iniqua della ricchezza in Africa, dove una minoranza vive bene, a spese della maggioranza che vive in povertà. Qual è la ragione di tutto questo?

Nella seconda parte di questo libro parla degli ostacoli al rispetto del bene comune. Tra questi ci sono quelle che definisco barriere istituzionali: l’abuso e la personalizzazione del potere e la corruzione, che sono le due ragioni della distribuzione iniqua della proprietà.

La personalizzazione del potere è l’incarnazione del potere nelle mani di un singolo individuo, che lo gestisce a suo piacimento. In Africa, dice la prof. Sophia Mappa, la nozione di potere dipende dalla concezione tradizionale e finisce per identificarlo con un individuo concreto. Di conseguenza, “lo Stato è interiorizzato e non è oggetto di riflessione o dibattito”. La personalizzazione porta alla dittatura, che subordina alla sua causa gli altri poteri, legislativo e giudiziario. La dittatura è accompagnata da una regola d’oro: l’oppressione delle libertà, le violazioni dei diritti umani, l’uso della proprietà nazionale a fini individuali. Il capo che si trova al di sopra delle istituzioni assume tutti i poteri e gestisce la proprietà dello Stato a suo piacimento. Di conseguenza, tutti intorno a lui fanno lo stesso e, gradualmente, la proprietà dello Stato viene trasferita nelle tasche personali. Nasce una classe di uomini di potere, intoccabili, che ricevono ricompense per la loro fedeltà al tiranno. Questa classe di uomini si pone come un élite, che sfugge alle leggi che regolano la vita sociale e utilizza i beni pubblici senza scrupoli. La persona che esercita il potere lo confisca, lo gestisce come sua proprietà e poi impedisce l’emergere di altre forze, altri modi di pensare e di agire. Questo fenomeno incoraggia la corruzione, che a sua volta è la perversione o lo stravolgimento di un processo con una o più persone al fine di ottenere particolari vantaggi o prerogative per il corruttore, mentre per il corrotto comporta un compenso in cambio della sua benevolenza. In termini socio-politici o economici, ad esempio, la corruzione consiste nell’agire o nel far agire contro il proprio dovere o la propria coscienza. È anche una presenza invadente nel sistema politico ed economico, una mancanza di quella giustizia che dovrebbe promuovere l’equilibrio sociale, e si può trovare a tutti i livelli. Gli alti dirigenti del settore pubblico e privato dirottano una parte sostanziale delle risorse interne e degli aiuti dall’estero. Questo fenomeno si estende anche a livello globale. Infatti, per molto tempo e fino ai giorni nostri, il Terzo Mondo rimane il luogo di approvvigionamento di alcune reti globali e, con l’aiuto dei capi di Stato, che si prendono la loro parte di torta, i Paesi vengono saccheggiati.

Attraverso questi due fenomeni, le risorse nazionali sono monopolizzate da una minoranza a scapito della grande massa, che vive in povertà.

Nel lavoro, lei propone un modello politico. Quale?

È il modello dello “Stato forte”.

E su cosa si basa?

Sulla forza delle leggi e della Costituzione. Lo Stato forte è lo Stato in cui tutto è governato dalla legge e nessuno, nemmeno il Capo dello Stato, sfugge al potere della legge. Ed è uno Stato in cui tutte le istituzioni sono fondate e operano senza alcuna influenza esterna.

L’intervista completa è disponibile, in francese, su Ici Lomé 

InfoANS

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