Polonia – Vi ringrazio tutti e vi chiedo seriamente di pregare per il mio amato Paese, la Siria
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02 Agosto 2016

(ANS-Cracovia) - Buongiorno,

Il mio nome è Rand Mittri. Ho 26 anni e sono diplomata al Collegio di Scienze Naturali in Siria. Ora sto frequentando il corso di laurea (M.A.) presso l’Università di Aleppo, sempre in Siria. Lavoro con i Salesiani al Centro Don Bosco in Aleppo. Come sapete, la nostra città è stata distrutta, rovinata, demolita. Il senso della nostra vita è stato cancellato. Noi siamo la città dimenticata.

Io sono venuta qui a incontrarvi, insieme ai miei 21 compagni che rappresentano la giovane popolazione salesiana nel Medio Oriente, e in particolare Siria, Libano ed Egitto. Con noi c’è anche il P. Simon, responsabile della comunità Salesiana. Ringraziamo il Signore di poter essere qui con tutti voi.

Penso sia difficile per molti di voi conoscere e capire in pienezza l'enormità di quello che sta succedendo nel mio amato Paese, la Siria. Ed è difficile per me condividere con voi in poche frasi una vita di sofferenza. La sofferenza che è nei nostri cuori è troppo grande per poterla esprimere a parole, ma cercherò di condividere con voi, nostri fratelli e sorelle nella fede, alcuni aspetti della nostra realtà.

Ogni giorno noi viviamo vite circondate da morte. Ma, come voi, ogni mattina noi chiudiamo la porta di casa per andare al lavoro o a scuola. E’ in quel momento che siamo presi dalla paura che non ritorneremo a trovare le nostre case o le nostre famiglie come le abbiamo lasciate. Forse saremo uccisi in quel giorno. O forse saranno uccise le nostre famiglie. E’ una sensazione dura e dolorosa sapere che sei circondato da morte e uccisioni, e che non c’è possibilità di scappare; non c’è nessuno che ti aiuti.

O Dio, dove sei? Perché ci hai abbandonato? Ma tu, esisti davvero? Perché non hai pietà di noi? Forse che tu non sei il Dio dell’amore? Noi ogni giorno passiamo alcuni minuti ponendoci queste domande. E io non ho una risposta!

E’ possibile che questa sia la fine e che noi siamo nati per morire nella sofferenza? O siamo invece nati per vivere e per vivere la nostra vita in pienezza? La mia esperienza durante questa guerra è stata dura e difficile. Ma mi ha fatto maturare e crescere prima del tempo, e mi ha fatto vedere le cose sotto una prospettiva diversa.

Io presto servizio al Centro Don Bosco in Aleppo. Il nostro centro ospita più di 700 giovani, ragazzi e ragazze, che vengono nella speranza di vedere un sorriso e di sentire una parola di incoraggiamento. Essi sono anche alla ricerca di qualcosa che manca nella loro vita: un trattamento umano genuino. Ma è difficile per me dare gioia e fede agli altri, mentre io stessa mi sento priva di queste cose nella mia vita.

Noi abbiamo perso tante persone al nostro Centro in questa guerra. Jack, un ragazzo di 13 anni, morto mentre aspettava il bus che lo avrebbe portato ad assistere a una lezione di catechismo e a giocare con i suoi amici. Sfortunatamente, l’amarezza della guerra e l’odio nel cuore degli uomini hanno ucciso questo ragazzo. Anwar e Michelle ci hanno lasciato una sera, e noi aspettavamo di rivederli l’indomani di ritorno al Centro. Ma sfortunatamente, il loro sonno quella notte divenne eterno, perché la loro casa fu distrutta e rovinò su di loro, ed essi sono andati con gli angeli in cielo. Tra altri che sono morti, ci sono i miei amici Nour, Antoine, William e molti altri ragazzi e ragazze, la cui sola colpa è di aver osato credere nell’umanità. Sono tutti martiri in questa guerra sanguinosa e senza senso che ha distrutto le nostre anime, i nostri sogni e le nostre speranze. La distruzione della vita umana è una perdita infinitamente più grande in paragone alla distruzione di mattoni e pietre.

Nonostante tutta questa sofferenza, la mia vita e la vita dei miei amici nella chiesa hanno continuato ad essere vite di servizio e di donazione gioiosa ai ragazzi e ai giovani della nostra città. Noi seguiamo le orme di Don Bosco, il quale raddoppiava la sua gioia come risposta a una sofferenza crescente. Noi vediamo la presenza di Dio in un fanciullo che aiuta a portare l’acqua. Vediamo Dio in coloro che lavorano per salvare gli altri che sono in pericolo. Noi vediamo Dio nei genitori che non si arrendono finché non riescono a portare cibo ai loro figli.

Nella mia povera esperienza di vita, ho imparato che la mia fede in Cristo supera le circostanze della vita. Questa verità non è condizionata al vivere una vita di pace, senza difficoltà. Io credo sempre di più che Dio esiste nonostante la nostra sofferenza. Io credo che a volte, attraverso la nostra sofferenza, Egli ci insegna il verso senso dell’amore. La mia fede in Cristo è la ragione della mia gioia e della mia speranza. Nessuno potrà mai rubarmi questa vera gioia. Infine, io chiedo al Signore Risorto di concedere a me, a ogni persona che vive in Siria, a tutti nel mondo, la grazia di mostrare un gesto di misericordia e di piantare la gioia nel cuore di ogni persona ferita, triste e abbandonata. Questo è il messaggio per ogni cristiano sulla faccia della terra.

Vi ringrazio tutti e vi chiedo seriamente di pregare per il mio amato Paese, la Siria.

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