RMG – Ambizione o bene della comunità. Una riflessione dal sig. Jean Paul Muller SDB
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02 Dicembre 2016

(ANS – Roma) – L’ambizione e la bramosia nella società contemporanea sono moralmente accettate, poiché rientrano nella logica dell'homo homini lupus, per la quale la sopraffazione dell’altro per il successo personale è sempre premiata. Ma può tale paradigma valere per un Salesiano? “Il salesiano – recitano le Costituzioni – si dà alla missione con operosità instancabile, curando di far bene ogni cosa con semplicità e misura. Con il suo lavoro sa di partecipare all’azione creativa di Dio e di cooperare alla costruzione del Regno”.

di Jean Paul Muller SDB,

Economo Generale

Il desiderio del prestigio e del potere porta un’ambizione smisurata nel voler raggiungere posti di comando, non per il bene della comunità, ma per il solo desiderio di dire: “Io sono…”. Lo stesso Papa Francesco ricorda come esista un incompatibilità tra onori, successo, fama e trionfi terreni e la logica del Cristo crocifisso.

Certo, il concetto di ambizione non va demonizzato, poiché, proprio come un fiume ha bisogno di argini affinché non straripi, così anch’essa, con i giusti “argini” può essere un fattore decisivo per le scelte della comunità. Inoltre è connaturale al bisogno dell’uomo il confrontarsi con i livelli di eccellenza: l’assenza di questo bisogno porta ad essere apatici e ad accontentarsi della mediocrità.

Ma l’ambizione deve essere unita alla temperanza, l’unica che permette di “rafforzare la custodia del cuore e il dominio di sé e lo aiuta a mantenersi sereno” (art. 18 Cost.).

Alle volte come religiosi siamo così immersi nei problemi quotidiani, che “quanto siamo e facciamo non sempre appare radicato nella fede, speranza e carità, e non indica chiaramente che l’iniziativa parte da Dio e che a Lui tutto ritorna” (“Testimoni della radicalità evangelica” Lavoro e Temperanza, CG27).

Per chi ha ruoli di responsabilità va ricordato che le opere richiedono una gestione e un amministrazione del tutto peculiari:

  • Evangelica, ovvero rispondente anzitutto ai criteri evangelici di povertà e solidarietà
  • Prudente, tipica di chi amministra e non dispone
  • Competente, di quella competenza necessaria per vigilare sul buon andamento dell’amministrazione
  • Fraterna, dunque attenta alle esigenze dei fratelli con i quali si condivide la missione
  • Trasparente, che non ha timore di rendicontare il proprio operato.

Non bisogna cercare di brillare, volere essere l’uomo solo al comando, quello che risolve gli eterni problemi; è importante cercare il dialogo e anche saper delegare alcune attività “sensibili”.

Bisogna ritornare alle origini, all’umiltà di servire piuttosto che dell’essere servito, alla figura del servo di Jahwé, “uno a cui – ricorda Papa Francesco – non attribuiscono imprese grandiose, né celebri discorsi, ma che porta a compimento il piano di Dio attraverso una presenza umile e silenziosa e attraverso il proprio patire”.

Per un Salesiano la più grande ambizione deve essere l’aumentare sempre lo sforzo per raggiungere e migliorare la vita e l’educazione di quanti più ragazzi e ragazze possibili.

InfoANS

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