Nelle diverse presenze salesiane vengono realizzate numerose attività per celebrare questo giorno e mettere in un contesto storico i vari movimenti che hanno segnato la ricorrenza nel corso del tempo. Dalle riflessioni del “buon giorno” che hanno ripercorso la storia delle proteste nel 1857 sulle condizioni delle lavoratrici tessili americane, ai laboratori di riflessione sull’origine dello sciopero del 1908 a New York, fino alle rivendicazioni di uguaglianza salariale o di diminuzione della giornata lavorativa per conciliare lavoro e vita familiare.

Insieme all’approfondimento sui vari manifesti e alla rielaborazione attraverso murales e laboratori di vario tipo, da più parti sono state richiamata la prima celebrazione della Giornata Internazionale della Donna (nel 1911 in Germania, Austria, Danimarca e Svizzera), o l’invito del 1977 dell’Assemblea Generale Nazioni Unite a dichiarare un giorno dell’anno come Giornata Internazionale per i Diritti della Donna e la Pace Internazionale.

Anche nelle reti sociali sono stati numerosi i messaggi pubblicati sui profili ufficiali delle case salesiane – a partire dalla Casa Generalizia dei Figli di Don Bosco – Fondazioni, Procure Missionarie, ONG salesiane… nei quali è stata ribadita l’importanza delle donne, sempre in prima linea, come vere protagoniste della storia, e presentate alcuni dati su cui riflettere e per cui darsi da fare – come ad esempio, lottare per il diritto all’educazione delle 500 milioni di donne che non sono alfabetizzate.

Al tempo stesso, la festa dell’8 marzo offre anche l’opportunità per approfondire dal punto di vista salesiano la relazione di Don Bosco con la madre, Margarita Occhiena, che ha avuto un’influenza decisiva sulla formazione dei suoi figli, come ricorda il famoso sogno dei 9 anni, che segnò per sempre la vita del Santo dei Giovani: “Io sono il figlio di Colei che tua madre ti ha insegnato a salutare tre volte al giorno”.

Un 8 marzo nel quale offrire la visione salesiana della #Giornatainternazionaledelladonna.

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