India – Nord-Est indiano: terra missionaria, terra di santità
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04 Ottobre 2018

(ANS – Shillong) – Dopo essere giunti nel 1906 a Thanjavur, nel Tamil Nadu, Sud-Est del Paese, i Figli spirituali di Don Bosco iniziarono una seconda fase di diffusione in India nelle regioni del Nord-Est, a partire dal 1922. In quell’anno, infatti, un gruppo pionieristico di salesiani raggiunse lo Stato di Assam, giungendo infine a Shillong. A guidarli c’era mons. Louis Mathias.

di don Pierluigi Cameroni,

Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana

Nella solenne cerimonia della Spedizione Missionaria, a Torino, nel 1921, mons. Mathias parlò delle Missioni dell’Assam usando espressioni come “la nostra terra promessa”, “terra che non ha uguali”, la “nuova Patagonia”. Riferendosi alle numerose lingue dell’India, specialmente nell’Assam, mons. Mathias diceva: “Noi salesiani parleremo la lingua del Signore e ripeteremo i prodigi della prima Pentecoste”.

Il 24 Maggio 1922 al termine della prima Processione Mariana, i pochi salesiani dell’Assam si inginocchiarono davanti alla statua di Maria Ausiliatrice e consacrarono le missioni dell’Assam con una fervente preghiera: “Noi consacriamo a te questa terra, le sue montagne, i suoi fiumi, la sua gente e tutti gli abitanti”. Pochi anni più tardi i salesiani e altri osservatori descrissero le missioni dell’Assam come “il miracolo della Madonna”.

E in effetti certi numeri lasciano davvero pensare ad un “miracolo”. All’arrivo dei Figli spirituali di Don Bosco in Assam, l’intero Nord-Est dell’India era una Prefettura Apostolica con un piccolo numero di 5.000 cattolici. Oggi quella regione conta 15 diocesi, con una popolazione cattolica di 1.200.000 fedeli.

L’azione dei primi missionari fu contrassegnata da eroismo e santità. Mons. Mathias aveva scelto come motto per il gruppo pionieristico: “audacia e speranza”. Non solo i pionieri, ma anche i loro successori vissero questo motto. La missione nell’Assam ha vissuto e vive tuttora delle situazioni che sono una vera sfida: un terreno dal profilo orografico difficile; centinaia di lingue che non hanno alcun rapporto l’una con l’altra; tradizioni e pratiche sociali contrastanti. Gran parte dei missionari ha affrontato eroicamente le ristrettezze; alcuni di loro hanno offerto la loro vita.

La santità che hanno vissuto ha dato i suoi frutti. Tra queste figure alcuni sono sulla via del riconoscimento della santità: il venerabile Stefano Ferrando, vescovo e fondatore delle Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice (MSMHC); il Servo di Dio Costantino Vendrame, grande apostolo del Vangelo; il Servo di Dio Oreste Marengo, vescovo e fondatore di tre diocesi; e il venerabile Francesco Convertini, che fece la sua formazione nel Nord Est indiano e poi venne inviato nello Stato del Bengala.

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