Papua Nuova Guinea – La riflessione di mons. Panfilo sulla “Spiritualità del cortile”
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02 Novembre 2018

(ANS – Rabaul) - Si può parlare, per i Salesiani, di una “Spiritualità del cortile”? Da questa domanda parte una lunga e interessante riflessione di mons. Francesco Panfilo, SDB, arcivescovo di Rabaul, per il quale la risposta è naturalmente affermativa.

“Quando ero maestro dei novizi – scrive mons. Panfilo – ho scritto un articolo dal titolo: ‘Il cortile per i Salesiani’ e mi sono chiesto: possiamo parlare della Spiritualità del cortile? Ero convinto allora, e sono ancora convinto oggi, che sì, possiamo. Il cortile per Don Bosco era importante tanto quanto la Chiesa. Per lui era il luogo del contatto personale, dove uno studente poteva rendersi conto che c’era un reale interesse nei suoi confronti, dove veniva manifestato lo spirito di famiglia; il luogo dove poter aiutare i ragazzi problematici (Michele Magone si è convertito nel cortile), quello dove si osservavano i ragazzi nel loro contesto naturale”.

Mons. Panfilo descrive quindi quattro scene legate al cortile.

Prima scena: il vecchio Oratorio e il momento della ricreazione.

“Era una scena piena di vita, divertimento. Si vedeva che regnava grande cordialità e fiducia tra i giovani e i superiori”. Il risultato è che questa familiarità porta all’affetto e l’affetto alla fiducia. Questo induce i giovani ad aprire i loro cuori e a confidare tutto, senza timore, ai loro insegnanti, assistenti e superiori.

Seconda scena: l’Oratorio nel presente.

Scrive Don Bosco: “Non sentivo più grida e canti gioiosi, non c’era più l’attività vivace della scena precedente. C’era la noia, la freddezza, la diffidenza che mi addolorava. Che ricreazione apatica”.

Terza scena: “Che possiamo fare?”

Don Bosco si chiede come riportare i giovani alla felicità e al calore dei giorni passati. Gli risponde Giuseppe Buzzetti: “Con la carità”. I giovani, infatti, “non solo devono essere amati, ma devono sapere di essere amati”.

Quarta scena: dove sono i nostri Salesiani?

Don Bosco nota che sono pochi i sacerdoti che si mischiano con i ragazzi e ancora meno sono quelli che partecipano ai loro giochi. Lo incalza allora Buzzetti: “Tu invece, nei giorni passati, all’Oratorio, non stavi forse sempre in mezzo ai ragazzi?”.

Questo per dire che trascurando questa parte, quella dello stare con i ragazzi nel cortile, si spreca tutto il lavoro fatto e i giovani finiscono per perdere la fiducia nei superiori.

Si potrebbe dire che oggi sono tempi diversi, ma non è così. Il sistema educativo di Don Bosco, basato sull’amore, è forse più applicabile alla gioventù di oggi che a quella del passato.

Fonte: AustraLasia

InfoANS

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