Sudan del Sud – “Kikomeko”: la vita di un missionario in mezzo alla gente

05 Dicembre 2016

(ANS – Manguo) – Il Sudan del Sud è il paese più giovane del mondo. Ha proclamato la sua indipendenza poco più di 5 anni fa, ma finora la situazione è preoccupante. Per le strade continuano i pericoli e il caos regna ovunque. Il conflitto interno ha distrutto il paese e ora gli effetti sono evidenti.

In Sudan del Sud opera un missionario salesiano polacco, don Jan Marciniak. Lavora nelle missioni dal 1991. In precedenza ha servito in Uganda, Kenya e Tanzania. I suoi parrocchiani in Uganda lo chiamavano “Kikomeko”, che significa “buono come l’elefante”.

“La vita in missione è molto modesta – dice don Marciniak –. Non soffriamo la fame, ma i nostri pasti sono semplici: riso, fagioli, qualche verdura, banane o arance. Ogni giorno è lo stesso, ma mi ci sono abituato. Accettare questo stile di vita e molte scomodità fa parte della vita quotidiana del missionario”.

L’opera missionaria salesiana si trova nel villaggio di Manguo, a 6 km dalla città Maridi, nel Sud del paese. A Maridi i Salesiani animano la parrocchia “San Giovanni Bosco”, tre scuole elementari, una scuola secondaria e un oratorio, dove i giovani vanno a giocare a calcio e a trascorrere il tempo libero. Con la comunità salesiana vivono 10 aspiranti – cioè dei ragazzi che frequentano la scuola superiore e sono interessati ad entrare nella Congregazione Salesiana.

Le scuole normalmente funzionano grazie alle missioni e soprattutto sono un luogo sicuro per gli allievi. Il problema più grande per gli studenti è la fame: molti di loro vanno a scuola senza aver fatto colazione e dormono in classe. Molti mangiano un solo pasto al giorno, al loro ritorno a casa; ma neanche questo può essere dato per certo.

Nella missione di Maridi e nei villaggi vicini ci sono molti bambini, perché le famiglie sono numerose. Non tutti possono studiare, la metà dei bambini non va a scuola, principalmente per la povertà.

I genitori sono analfabeti e non sentono il bisogno di mandare i figli a scuola a studiare; preferiscono che rimangano a casa, ad aiutare nei campi, a prendersi cura dei loro fratelli più piccoli o a chiedere l’elemosina per strada. La gente è povera: “la fame è la loro compagnia quotidiana – aggiunge don Marciniak –. Così spesso sono apatici, tristi, depressi, sembrano pigri. Non vedono prospettive per un futuro migliore”.

InfoANS

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