Italia – 125 anni di servizio ai piccoli bisognosi: la casa “Divina Provvidenza” di Marsala

16 Febbraio 2017

(ANS – Marsala) – L’opera “Divina Provvidenza” di Marsala nel 2017 festeggia 125 anni di vita. Il suo progetto fu inviato e approvato dallo stesso Don Bosco e nella casa soggiornarono anche il beato Don Michele Rua, il beato Don Filippo Rinaldi e Don Renato Ziggiotti.

di Francesco Pizzo

La realtà di Marsala sul finire dell’800 ricordava quella di Torino: povertà diffusa, analfabetismo, forte presenza massonica, disinteresse verso i bisogni materiali, sociali e spirituali dei ragazzi poveri ed orfani.

Nel maggio del 1880 alcuni canonici della zona, che avevano rapporti epistolari con Don Bosco, sostenuti dal proprio vescovo, aprirono un primo ricovero con 5 orfanelli bisognosi, sperimentando il “metodo educativo di Don Bosco”. Dopo circa un anno gli orfanelli ospitati erano già 34 e altri non se ne potevano accogliere per ristrettezze economiche ed insufficienza dei locali. Si scrisse così ancora a Don Bosco, chiedendogli un progetto di massima per la costruzione della casa e Don Bosco – che stava seguendo allora quello dell’opera di Mogliano Veneto – inviò una copia di quella a Marsala e suggerì che la dedicassero alla Divina Provvidenza.

Dopo molte richieste dai sacerdoti, dal vescovo e dagli stessi orfanelli, alla fine i Salesiani giunsero ufficialmente a Marsala. Don Rua, che visitò Marsala nel febbraio del 1891, prese l’impegno ufficiale e i primi Salesiani cominciarono a operare nell’ottobre del 1892, con don Giacomo Ruffino come primo Direttore.

Varie vicissitudini portano più volte alla chiusura della casa. Ma i Salesiani sempre vi tornarono a lavorare per i giovani più bisognosi. In 125 anni non sono mancate nemmeno le ombre: come quando, durante la II Guerra Mondiale, l’opera subì il bombardamento degli Alleati e morirono tre religiosi, insieme a due orfanelli; o nel 1964, quando durante una gita in barca, morirono 16 ragazzi e un chierico, sciagura che portò anche all’arresto di un Salesiano.

L’opera però è sempre rimasta ed è cresciuta continuamente: del 1928 è il laboratorio artigianale di sartoria, nel secondo dopoguerra sorsero l’internato, l’oratorio, l’Unione degli Exallievi e dei Salesiani Cooperatori, quindi venne istituita la parrocchia Maria Ausiliatrice, il cui primo parroco fu don Giorgio Spitaleri, e vennero accolti al suo interno anche i ragazzi inviati dal carcere minorile di Palermo. 

Ancora oggi ci sono tanti giovani bisognosi e vittime di tante forme di povertà, ai quali l’opera di Marsala, continua a rispondere coltivando il carisma di Don Bosco.

Fonte: Diocesi di Mazara

InfoANS

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