Liberia – I Salesiani di nuovo a Tappita

05 Marzo 2018

(ANS – Tappita) – La missione salesiana a Tappita, nella selva liberiana, sta rinascendo ora dopo anni di forzato allontanamento: era stata fondata dai Salesiani già prima della guerra civile in Liberia (1989-1997), ma era poi stata consegnata al clero locale per impossibilità di comunicazioni e di personale. In questa fase di risveglio ha bisogno di tutto: dalle piccole cose, come un fischietto per arbitrare le partite all’oratorio o il materiale di animazione catechistica, a quelle più impegnative, come riabilitare la scuola, creare il centro giovanile… È una realtà dove lo spirito pioneristico della missione fa fermentare ogni attività di educazione, sviluppo sociale ed evangelizzazione.

I tre Salesiani che hanno ripreso in mano la missione si sono dati alcuni mesi per prendere visione della realtà, comprendere le sfide e abbozzare un piano d’azione. Attualmente abitano nella casa che era delle Suore della Consolata fino a quando hanno dovuto lasciarla anch’esse per la guerra. In questi ultimi 20 anni la struttura è stata usata in parte dal prete che visitava la missione di tanto in tanto e poi in forma permanente, ma il deterioramento è stato progressivo e veloce

Per le attività delle feste natalizie la comunità ha deciso di adottare il metodo “fare come si è sempre fatto” per vedere e imparare dalla situazione. E nonostante le sfide proprie della realtà di Tappita – energia elettrica e acqua razionate, vie di comunicazioni appena abbozzate, difficoltà linguistiche con la popolazione – i religiosi hanno iniziato a dare forma alle attività pastorali.

A Gennaio sono stati incontrati tutti i gruppi della parrocchia: Consiglio Pastorale, Commissione Economica, Uomini, Donne, Giovanni, Chierichetti, Corale, le varie Associazioni… “Tutte le sere, dalle 17 in avanti, ci siamo ‘messi in ascolto’” ha spiegato don Riccardo Castellino, SDB.

La parrocchia conta anche 24 stazioni missionarie nei villaggi. I Salesiani hanno deciso di visitarle tutti: così ogni domenica uno di loro resta in parrocchia e gli altri due raggiungono due villaggi vicini.

La gente locale è semplice e povera, vive di agricoltura, non manca di cibo, ma non ha nemmeno denaro da spendere. Tutte le comunità, con le loro poche forze, si sono costruite o stanno costruendo una chiesetta di fango e lamiera.

“C’è tanto lavoro da fare e questo comporta un grande dispendio di energie e mezzi materiali. Ma anche loro sono figli di Dio e meritano tutta la nostra attenzione!” conclude don Castellino.

Per ulteriori informazioni: http://www.donboscoliberia.org/ 

InfoANS

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