Spagna – Sapersi correggere a partire dal carcere di Jaén

26 Marzo 2018

(ANS – Jaen) – “L’essere buono non consiste nel non commettere mancanza alcuna. Oh no! L’essere buono consiste in ciò: nell’avere volontà di emendarsi”. (Memorie Biografiche VI, 322). Questa frase di Don Bosco accompagna la ferma convinzione che i giovani hanno bisogno di grandi dosi di amore, attenzione e orientamento. Per questo motivo, un gruppo di educatori della “Fundación Don Bosco” di Jaén e degli ex animatori del Centro Giovanile DOSA, accompagnati dal salesiano Pepe González, hanno lanciato un’iniziativa in favore degli exallievi salesiani presenti nel Centro Penitenziario Jaén II.

È un dato di fatto che “tre prigionieri su dieci nelle prigioni spagnole sono stranieri. Ciò è indicato dalle ultime statistiche ufficiali del Ministero dell’Interno: tra i 58.814 detenuti alla fine dell’anno scorso nelle carceri del Paese, 16.549 erano stranieri, ovvero il 28% della popolazione carceraria totale” ha riportato il quotidiano ABC. I Salesiani lavorano da alcuni anni in mezzo a questi giovani, tenendo incontri, offrendo formazione e accompagnamento.

In particolare c’è un’iniziativa che a poco a poco si va consolidando, che consiste in sessioni di formazione mensili all’interno del penitenziario, rivolte ai detenuti che sono passati attraverso i diversi progetti della “Fundación Don Bosco”. Il senso dell’iniziativa è permettere a questi detenuti delle occasioni di incontro con i loro ex educatori ed animatori e riprendere la formazione e l’apprendimento iniziati in un altro tempo, basandosi su rapporti di affetto, fraternità e fede.

Un esempio di questa dinamica si è manifestata sabato 3 marzo, durante la celebrazione del secondo incontro dell’anno con i detenuti. In questa sessione sono state fornite delle diverse opzioni per la risoluzione dei conflitti, uno degli argomenti proposti dal gruppo di volontari all’interno del programma pianificato. Nei prossimi mesi verranno affrontati argomenti come i processi decisionali, il progetto di vita personale, le necessità e l’affettività…

“I detenuti hanno accolto con grande favore l’iniziativa, al punto da chiederci che gli incontri siano più frequenti e non solo una volta al mese – ha spiegato don González –‘Il passato deve essere maestro del futuro’ diceva Don Bosco. Quest’idea ci incoraggia a ricevere i detenuti, sessione dopo sessione, a braccia aperte, con il cuore felice e lo sguardo fisso su un futuro dignitoso per i giovani”.

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