Italia – In memoria di don Teresio Bosco, SDB, appassionato narratore del tesoro salesiano: Don Bosco

12 Febbraio 2019

(ANS – Torino) – “Ora mi raccomando a qualcheduno di voi che abbia buona memoria, perché raccolga in iscritto quello che ho detto” ripeteva spesso Don Bosco. Conosceva bene la forza positiva e costruttiva della memoria. Ci sono sempre stati dei salesiani che hanno custodito i fatti e le parole del fondatore. Don Teresio Bosco (1931-2019) è stato uno di questi.

di don Bruno Ferrero, SDB

In apertura di tutti i suoi libri avrebbe potuto scrivere come l’evangelista Luca “Ti scrivo tutto con ordine, e così potrai renderti conto di quanto sono solidi gli insegnamenti che hai ricevuto” (Luca 1,4).

Don Teresio Bosco nacque nel paese di uno dei più simpatici e pittoreschi miracoli di Don Bosco: quello quasi veterotestamentario della pioggia invocata e ottenuta dopo una lunga siccità, per intercessione di Maria Ausiliatrice. A Montemagno Monferrato, tra le colline dove il buon vino si è trasformato in sangue salesiano.

Nato nel 1931, il piccolo Teresio passò alcuni anni anche presso uno zio parroco in Liguria, poi fece l’aspirantato salesiano a Penango. Dimostrò subito vivacità e intelligenza, insieme ad una bontà naturale.

Anche se ricorderà sempre la forte nostalgia per la famiglia, specialmente per la mamma. Leggendo la sua vita di Mamma Margherita si respira questo amore tenace e tenero. Che era di Don Bosco e soprattutto suo. Proprio come Don Bosco, negli ultimi anni di vita della mamma starà vicino a lei.

Percorse con entusiasmo, e con successo, gli anni della formazione, noviziato, filosofia e teologia, terminata con la licenza al Pontificio Ateneo Salesiano.

Intanto si era manifestata una sua dote spiccata e geniale: una straordinaria fantasia comunicativa con le parole e soprattutto con gli scritti. Le sue qualità non sfuggirono ai superiori che lo affiancarono a don Carlo Fiore e a don Gigi Zulian nell’avventura delle “Compagnie salesiane”.

Qui don Teresio rivela una vena felice di narratore. Le sua pagine sono divorate dai ragazzi e anche dagli adulti. Ha un suo segreto: è come se scrivesse con una cinepresa. I personaggi, santi ed eroi sconosciuti, sono vivi e in azione ed è come se il lettore li vedesse davvero. Il ritmo della sua scrittura è televisivo. Come le sue leggendarie cronache delle partite di calcio dei campi scuola.

Con l’editrice SEI fu protagonista di un gruppo di riviste moderne e molto diffuse: Meridiano 12, Dimensioni e Ragazzi Duemila

Scriveva come avesse davanti un pubblico di ragazzi. Per loro cominciò alcune Collane che ebbero immediato e duraturo successo: “Campioni” ed “Eroi” e poi i sette volumi della Collana “Un’avventura per ogni gior­no”, e i cinque della Collana “Diamanti”, il primo vero tentativo, riuscito molto bene, di libri di meditazione per adolescenti. Anche in questo era come se continuasse, aggiornata nel tempo, l’opera di Don Bosco.

Per la scuola pubblicò numerosi libri che già nei titoli dicono la dinamicità del testo, come Terra pianeta che sanguina, Tempi che scottano, Il mondo mia patria, Viaggio verso la vita, Uomini di pace-uomini di guerra e Di professione uomini. Generazioni di adolescenti li hanno conosciuti.

Per tre anni, diresse il Bollettino Salesiano, rivista ufficiale della Fami­glia Salesiana, mentre continuava a sfornare opere di divulgazione, con la sua ricetta di “alta leggibilità”, quella che Don Bosco voleva per le sue “letture cattoliche”.

Con la sua voce forte e chiara riusciva anche a comunicare con una vasta platea popolare attraverso Radio Maria.

Ma il lavoro a cui teneva di più e che costituiva il suo vero orgoglio era la vita di Don Bosco. A lui dedicò molti anni della sua vita e molti libri. Soprattutto quel “Don Bosco. Una biografia nuova” che fu tradotto in tutte le lingue della Congregazione ed è ancora il libro che fa conoscere Don Bosco al mondo.

All’inizio di uno dei tanti libri dedicati a Don Bosco, don Teresio scriveva: “Io sono convinto che Don Bosco è il nostro grande e specifico tesoro. Se ai salesiani si toglie Don Bosco, che cosa rimane a loro di prezioso, di specifico, che li distingue da tutte le altre famiglie reli­giose? Dobbiamo quindi difenderlo. Chi ci ruba Don Bosco, ci ruba l’unico tesoro che rende i salesiani ricchi nella Chiesa e nel mondo.

Il Rettor Maggiore chiama tutti i salesiani a ‘ripartire da Don Bo­sco’, a ‘narrare Don Bosco’, e in diverse occasioni ha dichiarato con fierezza: ‘Noi siamo figli di un sognatore’.

Io cercherò di avere come guida Don Bosco. Con lui ascolteremo la parola di Dio, con lui rinnoveremo la nostra radicale volontà di essere segni e portatori di Gesù ai giovani. Ascol­tando le sue parole purificheremo il nostro cuore e l’orientamento della nostra vita.

Quando ricorderò e narrerò fatti e parole di Don Bosco, cerche­rò di leggerci dentro in profondità, e spero di rafforzare la convin­zione che egli è per ciascuno di noi veramente il Padre e Maestro, e che a lui ci ha affidato la Vergine Maria.

Egli con delicatezza ci prenderà per mano e ci porterà alla Ma­donna, la grande Madre dell’opera salesiana e di ogni vocazione sa­lesiana. Don Bosco ci ricorderà che dalla Madonna siamo stati con­dotti per mano alla Congregazione salesiana, e che la Madonna non conduce mai a un fallimento”.

Il giorno in cui si ricordano le apparizioni di Lourdes, Maria Ausiliatrice ha preso per mano don Teresio e lo ha portato nella Casa del Padre, dove senz’altro avrà sentito, come è successo a san Tommaso, le parole di Don Bosco: “Tu hai parlato bene di me, Teresio”.

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