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Papua Nuova Guinea – “Condividere la vita con i giovani mi dà una realizzazione missionaria profonda”

15 Aprile 2019

(ANS – Gabutu) – “Due avvenimenti nella mia infanzia hanno influenzato la decisione di diventare missionario. Uno è legato a mio padre che ha lavorato come capomastro per quattro anni in Ghana, in Africa. Le sue storie e le sue immagini con gli africani mi hanno molto affascinato. Il secondo fatto: da giovane adulto ho avuto un incidente in mare. Sono entrato in una corrente e sono quasi annegato. Solo grazie a Dio la mia vita è stata restituita - una seconda vita; una chiamata di Dio per una certa missione”. A parlare così è Reto Wanner, missionario svizzero in Papua Nuova Guinea.

“Questo è stato anche il momento in cui mi sono svegliato da una vita protetta in famiglia, senza una chiara direzione per il mio futuro. Non molto tempo dopo l’incidente, i salesiani in Papua Nuova Guinea avevano bisogno di un istruttore meccanico. Con un passato di Ingegneria Meccanica e alla luce di quei due eventi, ho fatto domanda tramite un’organizzazione svizzera di volontari. Per tre anni ho soggiornato all’Istituto Tecnologico Don Bosco di Port Moresby, la capitale della Papua Nuova Guinea, e sono arrivato presto a rendermi conto che non bastava condividere le mie conoscenze ingegneristiche e le mie capacità professionali; tutto ciò non era sufficiente.

L’accompagnamento dei giovani è diventato sempre più importante. I modelli di riferimento erano molti salesiani, le suore salesiane (FMA) e gli aspiranti con cui lavoravo nell’istituto.

Quando tornai in Svizzera e iniziai a lavorare come capo progetto in un’azienda di produzione di metalli, mi sentii insoddisfatto. Avevo perso i giovani. Non ero più interessato a fare carriera, a guardare solo ai benefici per me e al mio benessere. Di nuovo, mi rivolsi ai Salesiani. Nonostante non fossi cattolico, chiesi di iniziare l’aspirantato salesiano. Sono diventato cattolico. Il buon Dio mi ha guidato ulteriormente sulla via per diventare un salesiano a tutti gli effetti. Già durante il noviziato ho sentito la vocazione a diventare un salesiano laico: stare con i giovani nei laboratori, nelle aule, nei dormitori... L’esperienza missionaria realizzata mi ha accompagnato per tutto il tempo della formazione. Il desiderio di diventare missionario si è intensificato così tanto che nel 2016 ho seguito l’invito del Rettor Maggiore a diventare missionario ad vitam. E ancora, il buon Dio mi fa ha fatto tornare in Papua Nuova Guinea.

Negli ultimi cinque anni sono stato assegnato all’Istituto Tecnico Don Bosco, lo stesso istituto dove ero stato come volontario. I compiti principali sono la formazione tecnica nel settore del montaggio delle macchine e della saldatura. Insieme all’impegnativo lavoro settimanale come educatore-pastore ho anche l’oratorio della domenica: condividere la vita con i bambini e i giovani meno privilegiati dei villaggi limitrofi mi dà una realizzazione missionaria profonda.

Sono molto felice di essere un laico consacrato salesiano. Sono completamente immerso tra i giovani, nella classi, nei laboratori e all’oratorio. Dopo le lezioni passo il tempo con gli studenti e i bambini. Attraverso questo intenso stare insieme emerge un rapporto di fiducia e di affetto. I giovani hanno fiducia in me, si aprono, s’interessano alla mia vita di religioso. Così ho la possibilità di condividere con loro i valori cristiani, stabilire con loro un rapporto di rispetto, dignità, affetto e altri valori essenziali della vita.

Guardando indietro, ho capito che è essenziale essere aperto e umile. Ascoltando lo Spirito Santo sono diventato un salesiano coadiutore missionario”.

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