RMG – Nell’archivio del Cielo c’è ora un salesiano: don Luigi Cei

21 Giugno 2019

(ANS – Roma) – È stato per anni il custode discreto e gentile della memoria della Congregazione Salesiana, dei suoi reperti storici più preziosi così come delle pratiche e degli atti ordinari, che però ne testimoniavano la vita e lo sviluppo nel corso dei decenni: dopo una vita spesa interamente nel servizio, cortese e disponibile, ieri, 20 giugno, è venuto a mancare, dopo una lunga malattia, don Luigi Cei, SDB, che dal 1993 prestava la sua opera nell’Archivio Salesiano Centrale (ASC).

Don Luigi Cei era nato il 13 ottobre 1944 a Torino, ed era entrato tra i salesiani nel 1962, frequentando il noviziato presso la casa “Monteoliveto” di Pinerolo. Emessa la prima professione il 16 agosto 1963, e quella perpetua il 6 agosto 1969 a Pianezza (TO), era stato ordinato sacerdote il 10 giugno 1973 a Peveragno (CN).

Dal 1973 al 1978 ha svolto l’incarico di catechista ed insegnante nell’istituto salesiano di Chieri, quindi è stato per 15 anni, fino al 1993, Segretario Ispettoriale dell’allora Ispettoria Subalpina (ISU).

Chiamato poi a Roma, si è occupato di accompagnare e poi condurre le attività dell’Archivio Salesiano Centrale, dapprima come collaboratore (1993-2008) e poi come Direttore (dal 2008 fino a ieri), operando presso la Casa Generalizia, e poi, dal 2017, presso la nuova sede dell’Archivio nella comunità “San Francesco di Sales” dell’Università Pontificia Salesiana.

Lieto di poter stare a diretto contatto con alcune delle più preziose “reliquie” della storia salesiana, don Cei mostrava sempre con soddisfazione agli studiosi e ai visitatori dell’ASC i reperti di cui aveva cura, come alcune lettere autografe di Don Bosco o i documenti più significativi della storia della Società di San Francesco di Sales.

Durante tutti gli anni trascorsi nell’ASC non c’è stato gruppo di missionari, di salesiani in formazione, di Economi o di Ispettori salesiani che sia giunto a Roma e che non abbia potuto godere del suo servizio garbato e sorridente.

Oggi i suoi confratelli che per molti anni gli sono stati vicini, così lo ricordano: “Le sue giornate era piene di lavoro, curvo, anzi molto curvo, per otto-nove ore nel nascondimento, in silenzio davanti al computer e alle cartelle archivistiche da leggere, capire, sintetizzare, schedare, collocare. Lungo l’anno si assentava solo per una settimana per Esercizi Spirituali ed una decina di giorni di agosto per un breve riposo presso familiari o in una casa salesiana. La sua vita era l’Archivio Salesiano Centrale. E lo gestiva con tranquillità propria di una sede di studio e del suo stesso carattere.

La sua mitezza si rendeva palpabile ogniqualvolta un confratello gli chiedesse una cortesia: accompagnare un confratello in auto, correggere testi in italiano, preparare una liturgia, insegnare un canto liturgico, inventare una stornellata allegra per un anniversario, sostituire un cappellano e così via… Il suo ‘sì’ ad ogni richiesta era generoso, totale, sincero, disinteressato. Prima ancora che tu gli potessi dire grazie, era lui stesso a ringraziarti per avergli chiesto un favore. Chissà se in vita sua abbia mai detto un no a qualcuno. Come ha detto una sua collaboratrice, don Luigi ha trascorso la vita a dire a tutti ‘grazie’”.

In un’intervista sul Bollettino Salesiano di qualche anno fa, don Cei racconta così l’inizio della sua vita salesiana e il senso della vita religiosa: “Ero allievo dell’Istituto Salesiano San Paolo di Torino dove i salesiani ci formavano con molto impegno sia nell’ambito scolastico, quanto nel senso del dovere e nella pratica religiosa. Durante questo periodo sentivo che il Signore mi stava facendo un bellissimo dono: quello di chiamarmi alla vita religiosa e sacerdotale… Essendo stato allievo per quattro anni dell’Istituto Salesiano di Torino-S. Paolo, mi riuscì naturale il fatto di iniziare il mio cammino vocazionale proprio con i salesiani: ne dico grazie a Dio ancora oggi. Fu molto doloroso il distacco dai miei genitori, specialmente per la mia mamma, essendo io figlio unico. Quale il messaggio vorrei mandare alla Famiglia Salesiana? Quello di avere sempre vivo il senso della gratitudine a Dio per la vocazione che Egli ha dato a ciascuno di noi e ritenendo la nostra persona come docile strumento nelle Sue mani per fare della nostra vita un vero dono”.

La Madonna della Consolata, patrona della sua città, ha chiamato don Cei nel Regno dei Cieli proprio nel giorno della sua festa; ed il suo santo patrono, san Luigi, ha voluto condividere con lui le prime ore della memoria liturgica.

Amiamo pensare che il Signore abbia già preparato in Paradiso al suo servo Luigi quella batteria che tanto ha amato nei suoi primi anni di vita salesiana, batteria con cui dare il ritmo all’allegra band del ‘giardino salesiano’, che con Don Bosco e tutti i salesiani del Paradiso canta e suona in eterno le lodi al Signore della vita e non della morte” conclude don Francesco Motto, dell’Istituto Storico Salesiano, negli ultimi 26 anni confratello di comunità di don Cei.

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