Papua Nuova Guinea – Mettere in pratica la “Laudato Si’”. Le iniziative di mons. Panfilo, SDB, a tutela della gente di Pomio

08 Luglio 2019

(ANS – Port Moresby) – “Durante le mie visite alle nostre comunità nel Decanato di Pomio, individui e gruppi di persone mi hanno ripetutamente chiesto di parlare per loro, di parlare a nome di coloro che non hanno voce… I problemi in questione non sono facili da risolvere, ma ho sempre creduto che con buona volontà e dialogo una soluzione per il bene comune fosse possibile… Una soluzione, cioè, solidale e fondata su un’opzione preferenziale per i più poveri dei nostri fratelli e sorelle”. Con queste parole, da vero salesiano, venerdì scorso, 5 luglio, mons. Francesco Panfilo, SDB, arcivescovo di Rabaul, Papua Nuova Guinea, ha introdotto il suo intervento all’Istituto di Teologia Cattolica di Bomana, presso Port Moresby, nel quale ha illustrato l’azione di advocacy realizzata dalla sua arcidiocesi nei confronti della popolazione indigena di Pomio.

Nel distretto di Pomio, presso la provincia della Nuova Britannia Est di Papua Nuova Guinea, da anni le popolazioni autoctone sono in contesa con le aziende produttrici di olio di palma.

“Nel quinto capitolo della Laudato Si' – ha spiegato mons. Panfilo – viene detto cosa bisogna fare in merito alle iniziative imprenditoriali e ai grandi progetti che riguardano il territorio. In tal caso, viene affermato ‘è indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali’ che ‘non sono una semplice minoranza tra le altre, ma piuttosto devono diventare i principali interlocutori, soprattutto nel momento in cui si procede con grandi progetti che interessano i loro spazi’” (cfr. LS 146).

Il presule salesiano ha poi ricordato anche che per Papa Francesco “uno studio di impatto ambientale non dovrebbe essere successivo all’elaborazione di un progetto produttivo”, ma semmai “dev’essere connesso con l’analisi delle condizioni di lavoro e dei possibili effetti sulla salute fisica e mentale delle persone, sull’economia locale, sulla sicurezza” (cfr. LS. 183).

“Purtroppo – ha continuato amareggiato l’arcivescovo di Rabaul – ciò che Papa Francesco propone non è accaduto nei progetti per l’estrazione di olio di palma nell’area di Pomio Ovest”.

Questo ha causato risentimento e divisioni all’interno delle comunità native e persino all’interno dei nuclei familiari. “E non sono mancati episodi di violenza”, ha sottolineato il presule salesiano.

Davanti a tutto questo, mons. Panfilo, con i suoi collaboratori, non è stato con le mani in mano. E venerdì scorso ha raccontato: “Ho fatto del mio meglio. Ho scritto ad alcuni leader politici e ho parlato con loro; ho incontrato individui e gruppi da entrambe le parti del problema. Alla fine, sono giunto alla conclusione che la soluzione può essere trovata in un nuovo contratto di concessione dello sfruttamento dei terreni che, anche se avviene dopo che l’impatto ambientale ha già avuto luogo, potrebbe comunque portare ad un autentico sviluppo e ad un miglioramento integrale della qualità della vita umana”.

Per questo, ha concluso il vescovo salesiano, “l’arcidiocesi di Rabaul è impegnata a contribuire a raggiungere un ampio consenso nel progetto Sigite Mukus Palm Oil Project attraverso la rinegoziazione dell’accordo su cui si basa il progetto, per assicurare equi benefici a tutte le parti e un’adeguata protezione ambientale”.

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