Ecuador – Davanti a una crisi senza precedenti, i salesiani aprono le porte della loro Università per accogliere 3.000 indigeni

11 Ottobre 2019

(ANS – Quito) – La crisi economica e sociale acuitasi in Ecuador nelle ultime settimane ha innescato un’ondata di proteste e repressione da parte delle forze governative. In questo contesto sorgono iniziative di solidarietà volte ad assistere le migliaia di indigeni che sono arrivate nella capitale, Quito, per difendere i diritti dei più bisognosi. I salesiani hanno aperto le porte del Politecnico Salesiano per accogliere e assistere oltre 3.000 persone provenienti da tutto il Paese.

Il denaro del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per alleviare la grave crisi economica in cambio di dure misure economiche da parte del governo hanno trasformato il Paese in una “polveriera” e la popolazione è scesa in piazza per manifestare davanti a queste misure che danneggiano i più vulnerabili.

Lo sciopero dei trasporti, che ha paralizzato il Paese, e la mobilitazione di oltre 40.000 persone provenienti dalle diverse comunità indigene dell’Ecuador hanno messo alle corde il governo, che ha spostato la capitale del paese a Guayaquil e ha decretato il coprifuoco in varie zone per cercare di frenare le mobilitazioni dei cittadini.

I salesiani che, fin dal loro arrivo in Ecuador, nel 1888, si sono caratterizzati per la cura e l’accompagnamento delle comunità indigene, per preservare la loro cultura e le loro tradizioni, in questo contesto hanno aperto le porte dell’Università Politecnica Salesiana per accogliere più di 3.000 persone nei suoi giardini e nella palestra, affinché possano avere un luogo dove riposare.

“Sono state organizzate iniziative di solidarietà per ottenere materassi e coperte, fare dei turno nell’infermeria improvvisata per l’occasione, e per cucinare del cibo per loro”, ha raccontato uno dei membri della comunità educativa.

Queste persone arrivano presso il centro salesiano già stanche per le loro lunghe marce, e molti di loro sono anche feriti dai gas lacrimogeni con cui le forze di polizia risponde alle loro proteste. Inizialmente è stata messa a disposizione degli indigeni la palestra dell’ateneo salesiano, ma il massiccio arrivo di persone degli ultimi giorni ha reso necessario allestire anche i cortili, i giardini e qualsiasi luogo disponibile per offrire riposo e riparo a coloro che vogliono rivendicare pacificamente i propri diritti e difendere il proprio Paese.

“I salesiani hanno aperto loro le porte con il cuore, come hanno fatto anche altre volte in precedenti occasioni di conflitto, a favore delle comunità indigene dell’Amazzonia, della Sierra e degli afro-ecuadoriani, come un’unica grande famiglia. Non vogliamo che ci sia spargimento di sangue, né tantomeno lutti, quanto che la pace e la giustizia sociale siano imposte come argomenti contro dei semplici interessi economici” ha affermato uno dei giovani che sta aiutando gli indigeni come volontario.

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