Italia – Semplicemente preti
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17 Settembre 2020

(ANS – Roma) – Il 15 settembre 1993, a Palermo, veniva barbaramente ucciso dalla mafia don Pino Puglisi. Coincidenza simbolica, nello stesso giorno di quest’anno è stato ucciso don Roberto Malgesini. Don Puglisi dava fastidio perché allontanava i giovani dalla malavita, toglieva dalla strada quei ragazzi che, senza il suo aiuto, sarebbero stati risucchiati dalla vita mafiosa e impiegati per piccole rapine e spaccio. Don Malgesini, da parte sua, si è sempre occupato di aiutare le persone in difficoltà, le persone più povere. Per anni ha tradotto in pratica il messaggio cristiano, portando la colazione ai poveri, accompagnandoli lui stessi dal medico, gestendo la mensa e il dormitorio comunali e accogliendo prevalentemente migranti.

Don Antonio Carbone, SDB, salesiano prete, Direttore dell’opera salesiana di Torre Annunziata, in una realtà fortemente sfidata dalla presenza della criminalità organizzata, ha così commentato questo duplice sacrificio.

Erano due figure di preti che amavano stare vicino alla loro comunità, sino a perdere la vita per amore del prossimo. Gli appellativi che spesso usano i giornali – “prete degli ultimi”, “prete di strada”, “prete anti-clan” – non vanno bene, perché ogni prete, in quanto prete, è ciò. Piuttosto, non dovrebbero esistere “preti dei potenti”, “preti di sacrestia”, “preti camorristi” …

Mi ha colpito la morte di don Roberto come mi colpisce la morte di ogni mio coetaneo, perché penso che su quella strada, in quella bara potevo esserci io. E poi se si tratta di un prete ti rivedi in uno che ha condiviso la tua stessa scelta di vita. Ripenso ai momenti difficili della coerenza al Vangelo che costa, e mette tanti preti a rischio di isolamento dalle gerarchie ecclesiali e classi politiche, o della stessa vita, quando hai a che fare con i più fragili o dici o fai cose che non piacciono alla criminalità.

Ripenso al proposito che feci nel 2000 venendo a Torre Annunziata per la prima volta: anche se mi avessero preso a schiaffi, cosa successa ai miei predecessori, sarei risceso con i lividi in oratorio il giorno dopo. Ripenso alla paura di quando ho visto una forbice puntata verso di me in casa famiglia da un povero cristo in preda ad una crisi di isterismo; ripenso al timore nell’uscire dal cimitero dopo il rito funebre di due camorristi uccisi in un agguato, quando alle mogli, ai figli e ai giovani affiliati presenti, non esitai a dire con forza che la camorra porta solo a creare orfani e vedove.

Ripenso a tanti preti che buttano il sangue nei cortili degli oratori, nelle comunità di recupero, sui propri territori inficiati di cultura camorrista che ogni giorno rischiano il martirio.

Ma i poveri sono la vera carne di Cristo, come ci ricorda Papa Francesco e come spesso ripeteva don Malgesini.

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