Argentina – Il futuro è arrivato già da un po’
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26 Marzo 2021

(ANS – Buenos Aires) – L’insegnamento della programmazione non è più un’esclusiva dell’educazione secondaria o tecnica. Perché non avvicinare anche i bambini ad uno strumento sempre più richiesto?

Secondo un rapporto del Forum Economico Mondiale, molti degli allievi che entrano oggi alle scuole primarie da grandi faranno lavori che adesso ancora non esistono.

Attualmente, in un gran numero di Paesi riconosciuti a livello internazionale per i loro sistemi educativi, l’insegnamento della programmazione e della robotica è diventato un pilastro fondamentale, e i suoi contenuti sono stati incorporati nel curriculum scolastico fin dal livello iniziale: perché queste aree stanno diventando ogni giorno più rilevanti?

L’incursione massiccia delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) nell’educazione e la valanga di Paesi che hanno inserito l’insegnamento della programmazione nella formazione primaria non sono fatti isolati. Anche se l’impatto del lavoro in questi settori fin dalla tenera età è ancora oggetto di ricerca, gli studi condotti finora e l’esperienza lavorativa indicano grandi benefici.

Imparare a programmare va oltre il saper usare uno strumento che ci permette di sviluppare un’applicazione, un videogioco o automatizzare un compito domestico. Implica la realizzazione di un processo di risoluzione dei problemi.

Nella programmazione in ambiente scolastico, gli studenti sono generalmente divisi in squadre di lavoro, viene presentata loro una situazione problematica e viene chiesto loro di fare un’analisi critica, cercando possibili soluzioni. Ogni squadra cercherà di scomporre il problema principale in sotto-problemi e progetterà soluzioni analizzando i diversi vantaggi e svantaggi, scambiando idee e suggerimenti in modo collaborativo. E alla fine ci sarà un dibattito per discutere quali modelli utilizzare. A volte ci sarà una soluzione ottimale, superiore a tutte le altre, ma in generale i bambini saranno riusciti a sviluppare diversi “algoritmi” equivalenti – una serie di passi che ci permettono di fare qualcosa – che risolvono la situazione usando diverse strategie.

In questo modo, imparare a programmare è quasi una scusa per imparare a pensare. La programmazione su un computer è solo l'ultima fase del processo che ha motivato gli studenti a svolgere un'analisi critica, logica e matematica per trovare un algoritmo che fornisse una risposta al problema originale.

Inoltre, un grande vantaggio dell’imparare a programmare, specialmente quando si usano certi linguaggi di programmazione basati su piattaforme educative, è che i ragazzi smettono di essere semplici utenti della tecnologia, e assumono un ruolo attivo, come generatori di contenuti digitali.

Gli studenti della settima classe della “Casa Salesiana” San José, a Rosario, hanno realizzato un progetto che consisteva in un modello interattivo per apprendere i contenuti del sistema solare, adattato per i non vedenti.

Per imparare a programmare non c’è bisogno di robot o di grandi risorse. Al contrario, ci sono diverse piattaforme educative che guidano i bambini e gli adolescenti in questo percorso. E generalmente funzionano sui normali browser web, gli è sufficiente un semplice computer connesso a Internet, e talvolta non è necessaria nemmeno la rete, perché i programmi sono dotati di applicativi installatori da utilizzare nel caso in cui la connessione non sia possibile.

In conclusione, tutti gli studenti hanno il diritto di essere formati in questi campi così necessari per il loro futuro.

Hernán Galardi,

Insegnante di educazione digitale e robotica, studente avanzato di informatica

Fonte: Bollettino Salesiano (Argentina)

InfoANS

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