RMG – In ascolto della Congregazione: un’esperienza di sinodalità
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06 Dicembre 2021

(ANS – Roma) – “Sinodalità è la parola d’ordine nella Chiesa in questo momento. E nelle ultime due settimane di novembre, qui alla ‘Sede Centrale Salesiana’ abbiamo vissuto un momento particolarmente intenso di quella che si può solo definire un’esperienza sinodale, un’esperienza di camminare insieme come fratelli”. Il Consigliere Generale per la Formazione, don Ivo Coelho, offre oggi ai lettori di ANS una sua riflessione sull’esperienza realizzata nell’incontro per la revisione della Ratio salesiana, svoltosi a Roma dal 15 al 28 novembre 2021.

L’incontro è stato parte del processo di revisione della Ratio salesiana chiesto dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime. Dopo quasi due anni di preparazione, consultazione e studio e dopo i questionari inviati a tutti i confratelli, comunità salesiane e comunità educativo-pastorali, un gruppo di 21 confratelli provenienti da tutto il mondo si è riunito per ascoltare i feedback, interpretarli e farne sintesi, così da agevolare il passo successivo, quello della redazione della nuova Ratio.

Parte di questo gruppo erano 7 giovani uomini in formazione iniziale, eletti dai loro pari in un altro processo intensamente sinodale, che ha coinvolto diversi incontri online in ciascuna delle 7 regioni della Congregazione. Ho parlato di “giovani uomini” e non “giovani salesiani”, perché uno di loro era un pre-novizio della Corea del Sud che, in un certo senso, non era “un novizio”, perché veniva da un’esperienza di 10 anni nel Movimento Giovanile Salesiano del suo Paese. La presenza dei giovani ha dato un sapore particolare all’incontro. Per me, la reciprocità della relazione di formazione è diventata drammaticamente chiara quando uno di loro ha detto al gruppo: “Quando il Rettor Maggiore ripeteva che la nostra Congregazione è meravigliosa, alcuni di noi erano soliti sorridere di nascosto con scetticismo. Ora, grazie a questo grande gruppo di salesiani, so che invece è proprio vero”.

Il lavoro era intenso e impegnativo, come si può facilmente immaginare. Don Silvio Roggia, che ha coordinato l’intera esperienza, la definisce l’esperienza di sinodalità più significativa di tutta la sua vita salesiana: “Oltre ai contenuti e gli orientamenti emersi dal nostro esercizio di ascolto, una luce forte per me è venuta dall’evidenza chiarissima che SOLO INSIEME è stato possibile arrivare dove siamo giunti, dopo queste due settimane di TEAMWORK. Tra tutti i possibili modi di vivere la sinodalità questo è stato per me uno dei più significativi finora nella mia vita salesiana, anche perché noi a nostra volta eravamo voce di tante altre realtà (compresa quella fondamentale della storia vissuta di ciascuno, frutto essa stessa di così tanti volti…).”  

Il tipo di comunione fraterna che si è stabilita quasi subito in questo variegato gruppo, nonostante le barriere linguistiche, è stato a dir poco notevole. Per me è stato sorprendente vedere le persone comunicare tra loro con brandelli di inglese o italiano, con molta gestualità, e sempre con grande umorismo. Christian Becerra l’ha descritto in maniera spendida: “Penso che per alcune persone questo momento sia molto simile alla Pentecoste, dove, anche se parliamo lingue diverse, e la maggior parte di noi può capirsi con l’italiano, è comunque molto interessante poter almeno parlare la lingua dei segni. E un altro fenomeno che si ripete tra noi salesiani di tutto il mondo è il nostro spirito di famiglia, per il quale, anche se non ci siamo mai incontrati, nemmeno attraverso una piattaforma digitale, sembra come se ci fossimo già incontrati prima”.

Ho pensato che quest’aspetto sia bellissimo: anche se non ci siamo mai incontrati, quando ci troviamo insieme scopriamo che in qualche modo ci siamo già incontrati prima.

E tutto questo processo è stato accompagnato dalla preghiera di centinaia di salesiani, laici e membri della Famiglia Salesiana di tutto il mondo. Perché ogni discernimento si svolge nell’adorazione, nella preghiera, nel dialogo con la parola di Dio, come ha detto Papa Francesco nell’apertura del sinodo sulla sinodalità.

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