Myanmar – Libertà religiosa e pace: le sfide che attendono il paese

18 Ottobre 2016

(ANS – Yangon) – “La libertà di credere e seguire la propria coscienza nel determinare la propria fede è un principio sacro che oggi in Asia viene violato non solo nelle società teocratiche, ma anche in paesi democratici dove si registrano persecuzioni a danno delle minoranze”: lo ha detto il cardinale salesiano Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, intervenuto alla presentazione di un libro sulla realtà delle minoranze religiose nei paesi asiatici.

“L’Asia è la madre di grandi religioni: induismo, buddismo, giainismo, cristianesimo, islam, ebraismo. Ma oggi l’intolleranza religiosa, veleno per le società, si fa strada in molte nazioni come Bangladesh, Sri Lanka, Cina, India, Indonesia, Filippine, Vietnam” e altre.

“In Myanmar – prosegue il porporato – alcuni monaci, con una parodia dell’insegnamento buddhista, hanno messo sotto tiro soprattutto i musulmani. Questi movimenti sono attualmente sospesi, ma nel paese continuano ad esserci estremisti che promuovono odio religioso. Costoro sono riusciti a far passare quattro leggi emanate contro le minoranze che criminalizzato l'amore e la libertà di scegliere una religione. Per fortuna il nuovo governo ha gestito la situazione con saggezza, mettendo a tacere le frange estremiste”.

Il cardinale ha osservato che la Chiesa in Myanmar “promuove attivamente la pace, attività di dialogo interreligioso e piena collaborazione nella missione sociale”, ricordando che, come afferma la Dignitatis humanae, “la persona ha diritto alla libertà religiosa”, che include il diritto di culto, di pratica, di espressione e insegnamento.

“La libertà religiosa – conclude il Card. Bo – crea le condizioni per la democratizzazione, per la pace, per lo sviluppo e per il rispetto dei diritti umani”.

Proseguono, intanto, gli sforzi per la pace in tutto il paese, nel quale da anni permangono focolai di guerriglia legati alle rivendicazioni di alcuni gruppi etnici minoritari. Il governo del Myanmar ritiene ormai il processo di pace come “priorità assoluta” e il generale Min Aung Hlaing, Comandante in capo dell’esercito birmano, ha lanciato un appello ai gruppi che ancora non hanno deposto le armi, perché firmino un cessate il fuoco a livello nazionale, prima dei colloqui politici: “Esorto tutti i gruppi a partecipare per l'attuazione del cessate il fuoco, pensando alle generazioni future” ha detto.

Fonte: Agenzia Fides

InfoANS

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