Italia – Protagonisti nella Chiesa e nella società: il card. Rodríguez Maradiaga sul Sinodo dei Giovani

03 Maggio 2017

(ANS – Roma) – “Non vogliamo rispondere solo a domande che vengono dal nostro cervello, né scambiare le nostre conoscenze, altrimenti diciamo sempre le stesse cose; vogliamo approfondire davvero la realtà dei giovani di oggi”, quelli che “che frequentano la parrocchia”, ma “anche quelli che non sono mai entrati in una chiesa, che stanno in carcere, nella droga o nel crimine organizzato”. È questa lo sguardo del cardinale salesiano Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, sul prossimo Sinodo dei Vescovi (ottobre 2018) sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Il cardinale salesiano, molto vicino a Papa Francesco e per questo da lui nominato Coordinatore del gruppo di cardinali voluto dal Papa per consigliarlo nel governo della Chiesa, ha espresso tali considerazioni lo scorso 27 aprile, durante un incontro promosso dalla Pontificia Università Lateranense (PUL), alla quale è intervenuta anche la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, on. Maria Elena Boschi.

A detta del Rettore della PUL, mons. Enrico dal Covolo, l’evento “s’inserisce nell’itinerario di preparazione al Sinodo” e il suo scopo è stato stato “intercettare le attese dei giovani nei confronti del Sinodo stesso”. Per questo motivo non si è trattato di conferenze, quanto piuttosto domande e risposte tra i relatori e i giovani.

Per questo il card. Rodríguez Maradiaga ha potuto parlare ad ampio raggio su tutto l’universo giovanile, le aspettative della Chiesa su di loro e il loro desiderio di cambiamento. Il porporato ha sottolineato due opzioni fondamentali per la gioventù odierna: “ridare ai giovani il loro protagonismo” e farli “tornare alla comunità”. Sul primo aspetto ha sottolineato che “i giovani non sono semplici numeri”, hanno la possibilità di essere dei protagonisti, ma per farlo devono uscire dall’isolamento cui sono relegati, e che dipende in parte anche delle moderne modalità comunicative che illudendo di creare comunità, invece fomentano la solitudine. Ed è in quest’ottica che il porporato ha ricordato “una delle caratteristiche del dopo-Concilio”, ossia quella di “voler far crescere comunità di giovani, non semplicemente gruppi di giovani: comunità dove si condividono la fede, gli ideali e i programmi di vita”.

Da questo protagonismo organizzato dei giovani potranno derivare enormi benefici al bene comune, “uno dei principi-cardine della dottrina sociale della Chiesa”; perché, ha affermato: “quando ci sono tanti giovani che hanno tanti ideali e che non cercano solo se stessi, ma vogliono cambiare la comunità, la politica cambierà”.

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