Italia – Nuovi occhi e nuove parole per vedere e raccontare le periferie
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16 Marzo 2018

(ANS – Roma) – La periferia come spazio, la periferia come dimensione, la periferia, soprattutto, come realtà vivace e vitale, non solo come catalizzatore di problemi sociali e degrado. Perché “la realtà si vede meglio dalla periferia” come ha detto Papa Francesco, che ha saputo portare il tema delle periferie al centro del magistero della Chiesa. In quest’ottica lo scorso 10 marzo, presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, si è svolto un corso di formazione dal titolo: “Raccontare le periferie: sguardi positivi, parole costruttive”.

di Gian Francesco Romano

Il corso, organizzato dall’Unione Cattolica Stampa Italia (UCSI) e dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione (FSC) dell’UPS, era particolarmente rivolto agli operatori della comunicazione e ha radunato sul palco dei relatori docenti ed esperti del settore, giornalisti, urbanisti, ricercatori e rappresentanti di associazioni e organismi attivi nei quartieri periferici di varie città d’Italia.

I primi interventi hanno cercato di focalizzare precisamente la natura e le caratteristiche delle periferie, urbane e sociali; in particolare, il prof. Fabio Pasqualetti, SDB, docente UPS, ha illustrato come nell’attuale sistema socio-economico la condizione di periferia e di marginalità di larghi strati della popolazione non sia un effetto collaterale dello sviluppo, quanto piuttosto un presupposto necessario per rinsaldare la posizione di chi si trova al centro.

Successivamente il giornalista Michele Partipilo, caporedattore della Gazzetta del Mezzogiorno, ha richiamato gli elementi deontologici che devono guidare i professionisti dell’informazione nel trattare i “soggetti deboli”, tenendo sempre al centro il rispetto che si deve alla dignità di ciascuna persona e gruppo sociale.

Con gli interventi del prof. Giuliano Vettorato, SDB, sempre dell’UPS, e di padre Camillo Ripamonti, Presidente del Centro Astalli (il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati), si sono analizzati anche i meccanismi di genesi delle periferie e dei veri e propri ghetti – fisici e sociali – delle società moderne. Genesi cui non è affatto estranea la rappresentazione pubblica delle periferie, operata da media e professionisti, come dalla gente comune.

Per questo, nel pomeriggio, è risuonato forte il richiamo a prendere in considerazione non soltanto le reali situazioni di disagio e degrado – effettivamente presenti, ma quantitativamente minoritarie – nelle periferie, quanto le testimonianza della vivacità culturale e della capacità di resistenza della maggioranza silenziosa che le abita.

Interessante in tal senso è stata l’analisi proposta da un gruppo di ricerca della stessa FSC – coordinato da don Renato Butera, SDB, anche moderatore dell’incontro – su come le periferie possano essere raccontate in maniera molto diversa attraverso l’utilizzo nei servizi televisivi di musiche o immagini volutamente drammatiche o, viceversa, lasciando la parola ai protagonisti che le vivono quotidianamente.

Infine, nella parte riservata a diversi operatori sociali con esperienze nelle periferie urbane, ha parlato anche don Giovanni d’Andrea, Presidente di “Salesiani per il Sociale”, Federazione SCS/CNOS (Servizi Civili e Sociali – Centro Nazionale Opere Salesiane).

Il Salesiano ha raccontato numerose e diverse storie di riscatto sociale di cui è stato testimone nei suoi anni trascorsi presso l’opera Santa Chiara di Palermo, nel quartiere Ballarò, e ha parlato dell’impegno di tante persone che hanno collaborato a costruire un quartiere migliore all’insegna di un semplice motto: “Chi vuol fare qualcosa di grande trovi la strada, chi non se la sente trovi la scusa”. 

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