Papua Nuova Guinea – Don Barbero: “Tutto è iniziato con Maria Ausiliatrice”
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24 Ottobre 2018

(ANS – Rapolo) – Don Valeriano Barbero, missionario salesiano italiano, originario di Novara, oggi ottantenne, è uno dei tre fondatori della missione salesiana in Papua Nuova Guinea, e ha servito la Congregazione in diversi Paesi. Ecco una sua testimonianza sulla devozione a Maria Ausiliatrice.

Dopo che la mia domanda di diventare sacerdote e missionario salesiano della Consolata era stata rifiutata incontrai don Angelo Miglio, un salesiano dalla vocazione tardiva, che era tornato al suo paese per visitare la famiglia. Saputa la mia storia mi chiese se volevo diventare salesiano. I miei erano contrari, perché frequentare la scuola salesiana avrebbe richiesto denaro, che non avevamo; ma lui mi disse solo: “Preparati, si va”. E l’avventura ebbe inizio.

Sono diventato salesiano, sacerdote e missionario e, pure senza esperienza, un costruttore. Nelle Filippine, quand’ero ancora in formazione e assistente dei novizi, don José Luis Carreño mi disse: “Chiedi la grazia, prima di morire, di poter costruire una chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice. Ricordati che lo devi a Lei se oggi sei un salesiano!”. Solo allora mi resi conto che i miei problemi del passato altro non erano che momenti chiave perché potessi diventare salesiano.

Così iniziai a fare qualcosa per la Beata Vergine Maria. Appena potei raccogliere un po’ di denaro, ordinai una bella statua in marmo per Maria Immacolata, che mandai a Canlubang (Filippine Nord), dove avevo incontrato quel don Carreño che mi aveva insegnato come amare la Madonna di Don Bosco.

Poi, dopo alcuni anni, divenni Economo Ispettoriale. Iniziai a costruire il Santuario di Maria Ausiliatrice a Parañaque. Iniziammo la costruzione senza budget e senza soldi, semplicemente riponendo la nostra fiducia in quello che don Pierangelo Quaranta era solito ripetere: era andato dal Nunzio Apostolico nelle Filippine per chiedere soldi. In risposta il Nunzio gli aveva detto: “Perché chiedi a me i soldi? Voi avete una banchiera: costruitele la banca e avrete sempre ciò di cui avete bisogno, e in abbondanza”.

Sempre nelle Filippine ebbi un’esperienza mariana indimenticabile. Erano i tempi difficili subito prima che venisse dichiarata la legge marziale. Un giovane venne a scuola alla ricerca di un prete che potesse accompagnarlo e dare la benedizione di Maria Ausiliatrice ad una donna morente. Venni mandato io, e con riluttanza andai verso la zona più povera del territorio parrocchiale. Mi si notava subito: un prete bianco in quel posto!

Raggiunto il luogo, vidi una donna stesa su una stuoia. Altre donne la circondavano. Mi avvicinai e una delle donne disse: “Per favore, le dia la benedizione di Maria Ausiliatrice”. Obbedii subito. La preghiera di benedizione non era ancora finita che notai il sollievo sul volto di tutti gli astanti. La donna era morta. Mi fu detto poi che era in coma da diversi giorni, ma che il suo desiderio era quello di non morire senza ricevere la benedizione di Maria. Quella infatti era la promessa della preghiera a Maria Ausiliatrice che recitava ogni giorno. Il giovane che era venuto a prendermi era suo figlio. Voleva che sua madre morisse in pace.

Il nostro arrivo a Papua Nuova Guinea è sempre stato sotto la guida di Maria. La statua di Maria Ausiliatrice, ora venerata nella cappella della Casa per Ritiri “Emmaus”, è arrivata insieme a noi sull’aereo che ci portava nel Paese. Arrivammo ad Araimiri il 14 giugno 1980, nel giorno del Cuore Immacolato di Maria. Non potevamo sperare in presagi migliori per avviare la nostra prima presenza missionaria in quel Paese.

Le preghiere a Maria divennero regolari. La invocavamo in tutti i nostri bisogni: quando avevamo bisogno di acqua, di cibo e di protezione contro i cosiddetti proprietari terrieri e i vari mascalzoni. Una volta perdemmo in mare 100 lastre in alluminio che servivano per il tetto. Quando ormai eravamo rassegnati, all’improvviso arrivò in superficie un pezzo di legno a cui erano legate e riuscimmo a recuperarne 97. Era il 24 maggio, Festa di Maria Ausiliatrice.

Essendo la Madonna così teneramente vicina a noi, è stato naturale da parte nostra mostrarle i nostri ringraziamenti con qualcosa di visibile. Costruimmo quindi una cappella in suo onore ad Araimiri, per i bambini delle scuole, ma anche per tutti gli abitanti del villaggio. E quando una nuova missione fu aperta a Lariau, le venne dedicata un’altra cappella. La devozione a Maria Ausiliatrice divenne un segno della nostra presenza salesiana. Don Bosco ricordava sempre: “Diffondi la devozione a Maria Ausiliatrice e vedrai cosa sono i miracoli”.

Anche a Port Moresby, la capitale del Paese, volevamo averla come presenza visibile. Per Lei, quindi, avevamo bisogno di una bella casa, dove le persone potessero credere nel suo messaggio: “Questa è casa mia. Da qui uscirà la mia gloria” (Hic Domus Mea, Inde Gloria Mea). Al solito: “Niente budget, niente soldi” era la risposta di chi si opponeva, anche dall’interno. Ma la chiesa fu costruita e dichiarata Santuario Arcidiocesano in onore di Maria Ausiliatrice.

Durante la consacrazione e la dedicazione della chiesa, l’ex Governatore Generale, on. Paulias Matane, che non è cattolico, ha detto: “Questa è la più bella chiesa di Papua Nuova Guinea e forse dell’intera Oceania”. La migliore osservazione che ho sentito però è un’altra, da parte di un parrocchiano: “In questa chiesa, sento di avere l’atmosfera giusta per riflettere e pregare”.

Oggi sono un uomo in età avanzata e combatto ogni giorno contro i danni collaterali lasciati dalla malattia di Hansen. La mia grande speranza è che quando arriverà la fine, qualcuno sia lì a benedire l’ingresso sul quale sarà la Vergine Maria. Tutto è iniziato con Lei. Possa anche tutto finire e ricominciare da capo con Lei.

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