Liberia – Vivere la fede nelle periferie… della foresta!

05 Marzo 2019

(ANS – Tappita) – La missione salesiana a Tappita, riavviata all’inizio del 2018, dopo anni di assenza forzata, si trova “ai confini del mondo”, all’interno della selva liberiana. Eppure, sembra impossibile, ci sono realtà ancora più periferiche: come i villaggi di Sahnpa e Zeah, che i missionari salesiani sono riusciti a visitare per la prima volta appena poche settimane fa, dopo oltre un anno dal loro arrivo. “Lo scorso anno le piogge sono cominciate in anticipo e così ci hanno colto di sorpresa” ha spiegato il direttore della missione, don Riccardo Castellino.

Per raggiungere Sahnpa da Tappita è necessario compiere un viaggio di un’ora e un quarto di moto, “su una strada impercorribile durante la stagione delle piogge e… percorribile con difficoltà durante la stagione secca” racconta don Castellino. Attualmente, inoltre, il villaggio è sprovvisto di una vera chiesa, perché quella che c’era è stata abbattuta da un albero nel 2016, durante un brutto temporale. Così, per evitare la completa dispersione della comunità, uno dei membri del villaggio ha messo a disposizione una sala della sua casa per gli incontri domenicali.

Le difficoltà per raggiungere Sahnpa non riguardano solo i collegamenti viari, ma le comunicazioni tout court: i Salesiani avevano provato ad annunciare in anticipo la loro venuta, ma la comunicazione non era arrivata. “Allora, come capita in questi casi, il leader della comunità si attacca alla campana… O meglio, comincia a battere su quel cerchione di camion che serve da campana e poi si aspetta” racconta don Castellino. Alla fine in quella saletta si raduna una dozzina di persone, sorprese di vedere il sacerdote, ma estremamente contente di vedere che non sono state dimenticate.

Terminata la Messa il salesiano viene accompagnato a vedere il luogo in cui sorgeva la chiesa, e dove la comunità intende ricostruirla: “una distesa di sterpaglie! – continua il salesiano –. Eppure i blocchi di fango sono pronti, il legname è stato tagliato e accatastato, le lamiere sono state comprate, anche se ne servirebbero ancora, però sono finiti i soldi”.

Per far ripartire i lavori il primo passo è ripulire quel sito: una cosa molto semplice, perché basta una piccola fiamma e tutto va in cenere, e d’altra parte quello è il modo in cui tutti i contadini locali “ripuliscono” i loro terreni e li preparano per piantare e seminare in attesa delle piogge.

Ma per la costruzione mancano ancora il cemento e il necessario per la manodopera. Per questo don Castellino chiede ai membri della comunità di fare un preventivo e di inviarglielo. “Cercheremo di fare qualcosa per essere sicuri che con l’arrivo delle piogge questa comunità abbia un tetto sotto cui raccogliersi a pregare e crescere nella fede” conclude. 

E Zeah? A Zeah era stato la settimana precedente un altro salesiano, don Albert Gibson, che ha raccontato come lì non solo gli abitanti non hanno una chiesa, ma nemmeno l’hanno mai avuta: la Messa è stata celebrata sotto il palava hut del villaggio, ossia il chiosco all’aperto utilizzato per gli incontri del villaggio.

“Con la chiesa o senza la chiesa, la fede sopravvive! Ma c’impegniamo a fare qualcosa anche per loro... e a visitarli un po’ più spesso” conclude don Castellino.

Fonte: Don Bosco Liberia

InfoANS

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