Argentina – I Salesiani a Buenos Aires: una presenza profetica accanto agli ultimi, oggi come nel 1875
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25 Luglio 2019
Foto d’archivio (ANS)

(ANS – Buenos Aires) – Erano dieci i salesiani che nel 1875 ricevettero per primi il crocifisso ed il mandato missionario da Don Bosco. Arrivati a Buenos Aires fu loro affidata la cura di una chiesa appena costruita intitolata alla Madonna “Mater Misericordiae”, che divenne subito la chiesa degli italiani: il punto di riferimento per gli emigrati in terra argentina e la “base mariana” da cui i Figli spirituali di Don Bosco avviarono la grande epopea dell’evangelizzazione della Patagonia. Oggi quella chiesa, attualmente in fase di restauro, è solo uno degli innumerevoli segni della fioritura salesiana nell’area della capitale argentina.

I salesiani in Argentina si impegnarono contemporaneamente nell’opera evangelizzatrice delle popolazioni indigene delle zone più lontane dai porti di approdo dei migranti europei fino alla Terra del Fuoco, ma anche consolidarono la presenza nelle città, in particolare a Buenos Aires, che fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento era una grande metropoli in espansione. È una città molto bella Buenos Aires, con palazzi grandiosi in stile liberty che la fanno assomigliare in alcuni scorci alla Parigi della Belle Époque.

Attualmente l’area metropolitana della capitale aggrega un terzo dell’intera popolazione dell’Argentina. Le statistiche parlano di un agglomerato urbano di circa 15 milioni di abitanti!

I Figli spirituali di Don Bosco hanno grandi parrocchie ed enormi scuole in questo vasto territorio. Ma quelle che colpiscono maggiormente sono ora le opere a vantaggio dei ragazzi più poveri: i ragazzi di strada, i disoccupati spesso schiavi della droga, gli immigrati. Purtroppo queste situazioni di degrado sono il frutto di crisi economiche continue che colpiscono l’Argentina, un paese ricchissimo di risorse naturali e con una economia diversificata che la potrebbe rendere generosa verso i suoi abitanti.

L’Argentina resta comunque uno dei Paesi più sviluppati dell’America Latina, in cui la scuola e la sanità gratuite sono servizi di base accessibili a tutti. Proprio per questo è meta di immigrazione da parte dei Paesi vicini più poveri: Paraguay, Bolivia ed ultimamente anche Venezuela, ormai in una condizione politica ed economica a dir poco disastrosa. Questa povera gente che lascia la propria terra per venire in Argentina, si stabilisce nei barrios periferici della metropoli, vere e proprie baraccopoli dove i servizi igienici, le strade, e i trasporti pubblici sono un miraggio... 

Ciononostante gli immigrati non sono trattati da clandestini dall’Argentina, che li riconosce immediatamente dando loro una carta di soggiorno, non ponendo alcuna barriera alle frontiere, e garantendo come meglio può l’accesso ai servizi di base, come sono proprio la scuola e la sanità, pubbliche e gratuite per tutti.

L’attuale massiccia presenza di opere salesiane nella città e nella provincia di Buenos Aires si può paragonare alla medesima quantità di opere dei Figli spirituali di Don Bosco a Torino e in Piemonte, terra in cui il carisma salesiano è nato.

Ci sono istituti con migliaia di studenti, dalla scuola materna alla secondaria superiore, un tempo disseminati nella campagna che circondava la capitale argentina ed oggi al centro di enormi quartieri che costituiscono la moderna metropoli di Buenos Aires; ed anche “opere di frontiera”, nate negli anni recenti fra case e baracche che accolgono centinaia di migliaia di poveri che dall’estero, e anche dalla campagna, continuano a spostarsi verso la grande città in cerca di fortuna. Ed è apprezzabile anche notare come da queste parti la “missione condivisa” tra salesiani e laici sia già una realtà: alcune case salesiane oggi sono gestite completamente da laici, ben preparati ed innamorati del carisma salesiano.

Un vero avamposto missionario nelle periferie è la parrocchia “Don Bosco” nel municipio di Quilmes, a sud di Buenos Aires. Una parte del quartiere è costituita da case piccole e dignitose. C’è poi una zona bassa, una cava da cui hanno tratto il materiale per costruire l’autostrada vicina, che progressivamente si è popolata di gente senza nulla... Ne è nato un secondo quartiere popolato ora da circa 60mila persone che vivono in condizioni disumane, in cui i bambini giocano in mezzo a cani randagi, topi e maiali che circolano liberamente su mucchi di spazzatura, un acquitrino perenne sulla parte più bassa della cava...

I tre salesiani della comunità che anima la parrocchia sono persone semplici e dirette. Vivono in una casa poverissima dove è difficile trovare qualcosa di superfluo. Sono poveri tra i poveri.

La delinquenza nel quartiere è alta a causa della grande disoccupazione che affligge gli uomini e i giovani. Per dare un lavoro a quanti più possibile i salesiani hanno messo in piedi una cooperativa che raccoglie e differenzia la spazzatura: cartoni e plastica vengono raccolti da uomini che spingono carretti lungo le strade e venduti poi una volta che sono ben impacchettati. Non si guadagna molto, ma è meglio di niente.

Accanto all’oratorio hanno avviato corsi di formazione professionale brevi e semplici per tenere occupati i ragazzi ed insegnare loro un mestiere: falegnameria, carpenteria lavorazione dei metalli e gastronomia. Hanno poi una casa-famiglia, un “hogar” – che letteralmente significa “focolare” – che attualmente accoglie 25 ragazzi di strada o che vivono situazioni di violenza e abuso familiare per cui è bene che siano allentanti dal contesto familiare. Gestiscono poi un centro di accoglienza diurno per giovani che fanno uso di sostanze: non le droghe “costose”, ma i residui tossici della lavorazione della cocaina, i vapori del gasolio, gocce di alcol denaturato versato sugli occhi e che così vanno subito in circolo, provocando uno stordimento immediato...

I salesiani, dopo una giornata insieme a questi ragazzi disgraziati, in cui hanno cercato di tenerli impegnati con varie attività, prima di mandarli a casa (se una casa ce l’hanno) danno loro una sostanziosa cena. Perché spessissimo questi poveri giovani si drogano solo perché hanno fame e non hanno nulla da mangiare, e un po’ di veleno nel sangue li aiuta a dimenticare la fame e la miseria in cui vivono.

Oggi, come nel 1875, a Buenos Aires ci sono giovani poveri ed abbandonati che hanno ancora bisogno di qualcuno che voglia loro bene e li aiuti a crescere.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito: www.missionidonbosco.org 

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