Marocco – Mons. Cristóbal López, SDB: “La Chiesa di cui parla Francesco mi entusiasma, è la mia Chiesa”

12 Settembre 2019

(ANS – Rabat) – Quando salutò il Papa per la prima volta a Roma, appena eletto arcivescovo di Rabat, Francesco gli disse con tono giocoso: “Ti ho nominato dopo aver studiato bene chi eri, ma senza conoscere il tuo volto. Quando ho visto la tua foto sulla rivista Vida Nueva, mi sono tranquillizzato un po’”. Quella battuta iniziale è stata il punto di partenza di un esercizio di fiducia che è stato rafforzato dal viaggio papale in Marocco nel marzo scorso, del quale il salesiano ha organizzato le varie tappe, essendo divenuto ormai un buon conoscitore del Paese.

Dopo appena un anno e mezzo da arcivescovo ora passa alla porpora. Come interpreta la velocità dei movimenti di Papa Francesco?

Il Papa vuole rafforzare il dialogo interreligioso e questo è un altro piccolo gesto... Il Papa ha conosciuto questa Chiesa e vuole renderla visibile. Anche se siamo piccoli, siamo significativi e vuole metterci sotto i riflettori affinché le altre Chiese possano vedere cosa facciamo e viviamo qui, e chissà se potranno trarne qualche insegnamento. Una terza lettura è quella di inviarci un messaggio di incoraggiamento e approvazione per il nostro lavoro con tutti coloro che si trovano in condizione di migrazione. La quarta interpretazione, forse più diplomatica, è un occhiolino al popolo marocchino che gli ha mostrato il proprio Paese e che sta lavorando per diffondere un Islam aperto e dialogante.

Ma ci sarà stato pure qualcosa relativo alla sua persona…

Questa nomina, essendo arcivescovo di Rabat... Il Papa ha rotto con la tradizione e ha fatto di Rabat una sede cardinalizia per portare alla luce una Chiesa che opera silenziosamente, ma senza sosta.

Saranno contenti i suoi confratelli salesiani, per questa nomina…

La verità è che è una gioia per la congregazione. Se questa nomina è in qualche modo mia, la trasferirò alla Congregazione, perché sono Figlio di Don Bosco... Ogni gloria personale deve essere riorientata verso la Congregazione.

Infine, cosa vuole apportare alla Chiesa? Quale Chiesa sogna?

Sogno l’unica Chiesa che esiste: quella di Gesù Cristo. E voglio contribuire attraverso la mia esperienza del Vangelo nel modo più autentico possibile, perché non sono io quello che segna le linee. La Chiesa di cui parla Francesco mi entusiasma, è la mia Chiesa, per questo posso solo collaborare con lui perché diventi realtà nel miglior modo possibile. Una Chiesa povera per i poveri è quella che ho “sottoscritto” quando ho emesso i voti, una Chiesa samaritana... Io sono solo un collaboratore del Papa...

Rubén Cruz

Fonte: www.vidanuevadigital.com 

InfoANS

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