RMG – Papa Francesco ai Salesiani: “Sognate… E fate sognare!”
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17 Marzo 2020

(ANS - Roma) – La vicinanza di Papa Francesco alla Famiglia Salesiana è nota: i legami significativi con alcuni salesiani rilevanti per la sua vita, l’anno di scuola all’Istituto di Ramos Mejía, la sua devozione a Maria Ausiliatrice… Lui stesso ammise che veniva ritenuto un “gesuita pro-salesiano”. Ma nel messaggio che ha inviato in occasione del 28° Capitolo Generale della Congregazione Salesiana Papa Francesco stupisce ancora una volta per la conoscenza intima e profonda del carisma di Don Bosco. Così, parlando con familiarità, come in una semplice “buonanotte” data in oratorio, aiuta a individuare la risposta alla domanda del Capitolo: “Quali salesiani per i giovani di oggi?”. Per il pontefice argentino, la risposta è: “Né pessimista né ottimista, il salesiano del XXI secolo è un uomo pieno di speranza, perché sa che il suo centro è nel Signore, capace di fare nuove tutte le cose”.

Dopo essersi rallegrato per il fatto che il Capitolo si sia svolto a Valdocco – da cui fa derivare anche l’invito a non dimenticare mai il vociare chiassoso dei giovani, specie di quelli rimasti “come pecore senza pastore” – il Santo Padre invita ogni Figlio di Don Bosco a “coltivare un atteggiamento contemplativo”, ad assumere quello sguardo “capace di identificare e discernere i punti nevralgici”. Il pessimismo e l’ottimismo, infatti, sono atteggiamenti autoreferenziali, che fanno affidamento sulle proprie forze: ma il vero discepolo di Don Bosco, radicato in Gesù, è capace di “mostrare altri sogni che questo mondo non offre, di testimoniare la bellezza della generosità, del servizio, della purezza, della fortezza, del perdono, della fedeltà alla propria vocazione, della preghiera, della lotta per la giustizia e il bene comune, dell’amore per i poveri, dell’amicizia sociale”.

Prendendo sempre a modello il Santo dei Giovani, il Papa indica ai salesiani di oggi un modello di religioso “incapace di rimanere neutrale o immobile davanti a ciò che accade”: un salesiano, potremmo dire con riferimento alla Strenna per il 2020, che vive la politica del Padre Nostro, calato nella realtà per portare la realtà verso Dio. Un salesiano né clericale, né rigorista – due mali che il Papa invita a rifuggire – piuttosto un consacrato che “non sceglie di separarsi dal mondo per cercare la santità”, ma che “si lascia interpellare e sceglie come e quale mondo abitare”.

Il mondo dei salesiani è quello dei giovani e il come abitarlo è semplicemente insieme: “Gli interlocutori di Don Bosco ieri e del salesiano oggi non sono meri destinatari di una strategia progettata in anticipo, ma vivi protagonisti dell’oratorio da realizzare” aggiunge con limpida chiarezza il pontefice.

D’altra parte, afferma più avanti Papa Francesco nel presentare con profonda cognizione la peculiare caratteristica del Fratello Coadiutore, “la vostra consacrazione è, innanzitutto, segno di un amore gratuito del Signore e al Signore nei suoi giovani che non si definisce principalmente con un ministero, una funzione o un servizio particolare, ma attraverso una presenza … La gratuità della presenza salva la Congregazione da ogni ossessione attivistica e da ogni riduzionismo tecnico-funzionale. La prima chiamata è quella di essere una presenza gioiosa e gratuita in mezzo ai giovani”.

Tra gli spunti che offre per il futuro cammino della Congregazione, Francesco sottolinea anche il dono della presenza femminile nelle opere salesiane, da Mamma Margherita in poi: una presenza in grado di trasmette la dimensione dell’ospitalità, una presenza affettiva, oltre che effettiva, e per questo da valorizzare “come un attore non ausiliare, ma costitutivo delle vostre presenze”.

E infine, osservando la presenza globale della Famiglia Salesiana, la diffusione missionaria, l’attenzione sempre posta all’inculturazione del Vangelo, Papa Bergoglio incoraggia “a preservare la ricchezza di molte delle culture in cui siete immersi senza cercare di ‘omologarle’”. Così “la salesianità, lungi dal perdersi nell’uniformità delle tonalità, acquisterà un’espressione più bella e attrattiva… saprà esprimersi ‘in dialetto’”. E saprà anche parlare, con la stessa naturalezza e autorevolezza, anche i linguaggi dei cortili digitali.

La conclusione del Papa è quasi un inno a Don Bosco e ai suoi sogni per i giovani, e in particolare quelli più bisognosi: “Sognate case aperte, feconde ed evangelizzatrici, capaci di permettere al Signore di mostrare a tanti giovani il suo amore incondizionato e di permettere a voi di godere della bellezza a cui siete stati chiamati. Sognate… E non solo per voi e per il bene della Congregazione, ma per tutti i giovani privi della forza, della luce e del conforto dell’amicizia con Gesù Cristo, privi di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita. Sognate… E fate sognare!”

Il testo completo della lettera è disponibile su sdb.org

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