Italia – Papa Francesco tra i terremotati delle Marche: “Come ci aiuta, Gesù? Ti dà la mano per rialzarti”

17 juin 2019
Fotografie: © Servizio Fotografico Vatican Media
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(ANS – Camerino) – “Avrei voluto visitare tutte le case, ogni casa… Ma non è possibile e per questo vi saluto da qua e do la benedizione a tutti voi. Sono vicino a ognuno di voi. Sono vicino. E prego per voi, perché questa situazione si risolva al più presto possibile. Grazie per la vostra pazienza e per il vostro coraggio”. Sono, queste, le parole pronunciate da Papa Francesco in uno dei momenti più emozionanti della sua visita alle zone terremotate dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, quello dell’incontro con le persone che, dopo più di due anni e mezzo, vivono ancora nelle strutture abitative emergenziali.

Papa Francesco, Primate d’Italia, ha compiuto la sua visita nella giornata di ieri, domenica 16 giugno. Partito alle ore 7:50 dall’eliporto del Vaticano, ha raggiunto Camerino alle 8:40. È stato dopo il saluto alle autorità e che si è recato in visita alle strutture abitative emergenziali e alle famiglie che le abitano.

Gente semplice, che accoglie il Papa senza nessun tipo di formalità e Francesco ascolta ogni parola di gente anziana, che magari racconta che aveva una pizzeria a Roma, o famiglie giovani con dei cagnolini…

È uno scambio sincero, tra un gregge molto provato e il suo pastore. La gente dice al Papa: “Lei ci da tanta speranza!” E il Papa risponde: “Non si deve perdere mai la speranza”. I più giovani chiedono di potersi scattare il solito selfie con il Papa, i più anziani, invece, provano ad offrirgli qualcosa da bere o da mangiare, qualcuno chiede e ottiene una benedizione… Tutti ricevono una buona dosa di speranza.

Speranza che è anche al centro della liturgia domenicale, che il Papa presiede successivamente in Piazza Cavour, dopo aver visitato la Cattedrale e incontrato i sindaci dei comuni dell’arcidiocesi.

“Le speranze terrene sono fuggevoli, hanno sempre la data di scadenza… Quella dello Spirito è una speranza a lunga conservazione. Non scade, perché si basa sulla fedeltà di Dio… È una speranza che lascia dentro pace e gioia, indipendentemente da quello che capita fuori. Quando siamo tribolati o feriti – e voi sapete bene cosa significa essere tribolati, feriti –, siamo portati a ‘fare il nido’ attorno alle nostre tristezze e alle nostre paure. Lo Spirito invece ci libera dai nostri nidi, ci fa spiccare il volo, ci dischiude il destino meraviglioso per il quale siamo nati”.

Con questa piccola catechesi sulla speranza, accompagnata dalle altre riflessioni del Papa sul valore del “ricordo” – con il rimando allo Spirito Santo che trasforma la “memoria schiava in memoria libera, le ferite del passato in ricordi di salvezza” – e sul valore della vicinanza – testimoniato in primo luogo dalla Trinità come comunione – si è chiusa la prima parte della giornata.

Successivamente, dopo una rapida visita alla chiesa di Santa Maria in Via, Papa Francesco ha pranzato con il clero dell’arcidiocesi, e ha ascoltato anche le esperienze di questi pastori impegnati con un popolo silenzioso e tenace, ma sofferente.

Nel pomeriggio si è compiuto l’ultimo atto della visita, l’incontro del Pontefice con i bambini dell’arcidiocesi che riceveranno la Prima Comunione in quest’anno. Con loro Francesco è tornato ad indossare le vesti dell’animatore: li ha incoraggiati, ha dialogato con loro fare paterno e amichevole, li ha interrogati e sfidati, ma sempre con il sorriso. E anche a loro ha indicato la speranza che non delude: Gesù.

“Quando le cose cadono, noi dovremmo lasciarle così? Cadute? … No! Dobbiamo rialzarle. E quando una persona cade, perché fa degli sbagli nella vita, dobbiamo lasciarla caduta per tutta la vita? Dobbiamo aiutarla a rialzarsi … E Cosa fa Gesù, quando noi cadiamo? Come ci aiuta, Gesù? Ti dà la mano per rialzarti. Ti tira su. Abbiate sempre questo ricordo nella vita. Vi aiuterà sempre”.

di Gian Francesco Romano

InfoANS

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