Agli operatori della Procura Missionaria salesiana “Missioni Don Bosco”, don Chaban ha riportato una quotidianità fatta anche di disagi e paura, certamente, ma soprattutto di impegno, dedizione, tenacia, resilienza, dignità e speranza. Quella speranza che è stata ulteriormente rinnovata dalla professione del novizio ucraino.
“È stata una grande festa perché il giovane novizio è diventato salesiano. È uno dei giovani che ha conosciuto il carisma attraverso la partecipazione alle diverse attività giovanili da noi proposte: corsi per animatori, oratorio, incontri estivi. Questo avvenimento dà anche una speranza affinché questo impegno continui, che abbia successo. In questo momento, noi salesiani cerchiamo di fare tutto quello che possiamo per la formazione nelle scuole, professionale e ginnasio. Abbiamo i centri per il doposcuola, una casa-famiglia, attività sportive per bambini e per le persone che hanno subito amputazioni per la guerra in corso.
Con la guerra vogliamo fare il più possibile per dare a questi giovani momenti di gioia e di felicità, anche se la guerra ci limita molto, ma cerchiamo di assicurare a tutti i nostri ospiti anzitutto la sicurezza. Gli attacchi russi avvengono soprattutto di notte, ma capitano anche di giorno: la protezione degli spazi in cui accogliamo i giovani, dunque, è elemento importante del servizio che noi rendiamo a loro”.
A Leopoli, nella parte occidentale del Paese, continuano ad arrivare famiglie provenienti dalle regioni orientali dell’Ucraina. Le città e le campagne sono attaccate dalle forze russe e i profughi arrivano e cercano posti più sicuri, racconta il salesiano.
“Vediamo tutto anche attraverso gli occhi del nostro don Andry Bodnar, che continua a stare con quelle famiglie nel piccolo centro composto da case modulari che abbiamo chiamato ‘Mariapolis’: lì vivono circa 250 bambini, molti anziani e tanti invalidi. E il numero degli ospiti non scende mai, perché, per qualcuno che va, c’è qualcuno arriva”.
I salesiani cercano di proporre diverse attività, migliorandosi continuamente e ampliando il servizio a seconda dei bisogni: quest’anno sono riusciti a donare momenti di gioia anche agli anziani, e insieme ai bambini e ai minori che usualmente vengono portati per qualche giorno di vacanza in montagna, hanno portato anche gli anziani, allontanandoli almeno per un po’ dalle angosce quotidiane della guerra.
I Figli di Don Bosco continuano a garantire alimenti a 350 persone, le più vulnerabili: gli anziani, i malati, gli invalidi e le famiglie più povere con bambini. “Se terminiamo questa assistenza, sarà molto, molto difficile per loro rimanere senza neanche un pasto caldo al giorno. Non potendo lavorare, non possono vivere solamente con il piccolo sostegno economico statale”
La gente vuole tornare alla vita normale, continua a lavorare anche nelle aree dove magari la terra può essere minata: così la terra viene sminata e si riprende a produrre. I salesiani, grazie ai missionari don Oleh Ladnyuk e don Gregory Shved, continuano a portare i viveri ogni mese nelle zone di frontiera dove vivono famiglie che avendo perso il lavoro, non hanno più niente, riescono a malapena a sopravvivere.
E, in conclusione, don Chaban riporta un dettaglio non di poco conto: in un significativo sforzo di mutua solidarietà tra bisognosi, tra i volontari che preparano quei pacchi ci sono anche i bambini ospiti della casa-famiglia salesiana di Leopoli.
Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.missionidonbosco.org
