RMG – Il futuro della Congregazione tracciato dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime

22 Aprile 2020

(ANS – Roma) – Sono molti i temi ai quali il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e tutta la Congregazione Salesiana, dovranno prestare attenzione, all’indomani della conclusione del Capitolo Generale 28°. L’attenzione, in questi mesi, è stata quasi interamente dedicata alla pandemia di coronavirus, ma il lavoro della Congregazione non si ferma. Per il Rettor Maggiore si apre un nuovo sessennio, che sarà ricco di opportunità, ma anche di sfide. Il Successore di Don Bosco ne ha parlato al settimanale Alfa y Omega, in una lunga intervista della quale riportiamo la terza e ultima parte.

Quali sono le linee programmatiche per il prossimo sessennio?

Si può immaginare che dobbiamo ancora approfondire ciò che vogliamo progettare per i prossimi sei anni, ma posso dire che i nostri sforzi andranno in questa direzione:
- Dobbiamo continuare a crescere nell’identità carismatica, cioè dire cosa significa oggi, nel XXI secolo, essere salesiani di Don Bosco come lui voleva che fossimo, ed essere consapevoli della priorità della nostra vocazione di evangelizzatori dei giovani, educatori per loro insieme a le loro famiglie e testimoni dell’Amore di Dio per loro.
- Oggi siamo più che mai chiamati a stare affettivamente ed effettivamente tra i giovani. Cioè, per tornare sempre più a Don Bosco. Chiamo questo il “sacramento salesiano” della presenza.
- La formazione del salesiano e del giovane salesiano di cui il mondo e la Chiesa hanno bisogno oggi, ovunque ci troviamo, è una priorità per noi. A nessuno serve un genericismo che uccide la parte più essenziale del nostro carisma.
- Sogno che quando si sente dire la parola salesiano oggi nel mondo e nelle nostre società, le persone e le molte persone di buona volontà capiscano che parlano dei figli di Don Bosco che sono e vivono per i giovani, che li amano “pazzamente”, come Dio ama i suoi figli e le sue figlie, e che compiono scelte coraggiose e radicali per loro.
- È l’ora della generosità nella nostra Congregazione intesa come disponibilità di tutti i 14.500 salesiani nel mondo, che devono aiutarsi dovunque, in qualsiasi paese e nazione. Non siamo salesiani per una terra o per una regione. Siamo salesiani di Don Bosco, e la missione e i ragazzi e le ragazze che non hanno opportunità, gli scartati, i più fragili, potrebbero aspettarci e aver bisogno di noi nei luoghi più diversi. Dobbiamo raggiungerli e, per far questo, chiameremo salesiani da un paese e da un altro per continuare ad allargare gli orizzonti e le nuove frontiere della missione salesiana.
- Infine, intendiamo continuare a crescere in ciò che è già una grande forza e un vero dono oggi. Riguarda la realtà della famiglia salesiana nel mondo e la sua missione educativa ed evangelizzatrice che condividiamo con centinaia di migliaia di laici nei paesi ai quali ho già fatto riferimento. Questa è ancora forza e sfida allo stesso tempo.

Non so se ha avuto la possibilità di parlare con il Papa dopo la sua rielezione. Cosa le ha detto?

Non ho parlato con il Santo Padre dopo la mia rielezione, ma l’ho fatto il venerdì precedente. Prima il Papa mi ha dato un messaggio per tutti i capitolari e dopo abbiamo parlato al telefono, quando lui stesso mi ha chiamato. Potete immaginare cosa significasse per un intero Capitolo Generale come il nostro che il Santo Padre ci ha chiamato per dirci che ci stava inviando qualcosa di importante per lui e per noi. Un messaggio, che non ha nulla di formale e che diventa un programma per tutti noi. Un magnifico messaggio che stiamo già traducendo nelle linee di governo dei prossimi anni. Indubbiamente abbiamo un Papa che ama tutti nella Chiesa e ama ogni uomo e donna di buona volontà. E anche noi come Congregazione e Famiglia Salesiana ci sentiamo molto benvoluti dal Santo Padre. Per me è più che evidente che viviamo un momento di grazia nella Chiesa, in mezzo a così tanto dolore e a così tanta fragilità che interessa la Chiesa stessa.

Prima del coronavirus: si parlava molto di prevenzione degli abusi e delle donne. In che modo i salesiani affrontano entrambe le situazioni? Quali misure hanno attuato i salesiani in entrambi i campi?

È certamente una delle pagine più tristi della storia della Chiesa. Ed è la più grande tragedia e il danno che un salesiano può fare, poiché abbiamo promesso, come Don Bosco, che la nostra vita sarebbe stata per i giovani. Vi posso assicurare che da molti anni (posso parlarvi dalla mia esperienza come Ispettore dal 2000) stiamo consolidando e costruendo un codice etico in tutte le parti del mondo in cui ci troviamo. E aggiungo un’altra sfumatura: da molto tempo, e si è avvertito molto fortemente nella in questo Capitolo Generale, parliamo, in piena sintonia con il Sinodo dei Vescovi sui giovani, e in comunione con l’Esortazione apostolica del Papa su questo argomento, su tutti i tipi di abuso. Ho chiesto alla nostra Congregazione una scelta radicale, preferenziale, personale, istituzionale e strutturale a favore dei ragazzi e delle ragazze più bisognosi, poveri ed esclusi. E anche l’opzione prioritaria e radicale per la difesa dei ragazzi e delle ragazze e delle giovani vittime di qualsiasi abuso, anche di abusi sessuali, ma non solo: l’abuso di violenza, la mancanza di giustizia, l’abuso di potere... Così tanto e così terribile che denigra e distrugge. Ma lasciatemi solo un altro punto critico su questo argomento molto doloroso. Lo dico in forma di domanda: quando avremo l’onestà - l’onestà come società - per dirci che abbiamo un grave problema sociale per quanto riguarda l’abuso sessuale dei minori che non viene affrontato? Quando diremo socialmente e riconosceremo che la stragrande maggioranza di queste situazioni si verificano in ambienti familiari, con i genitori o con gli altri familiari? Quando avremo il coraggio sociale di estendere la denuncia a quante istituzioni e gruppi vi sono coinvolti? Onestamente credo che sia un problema non affrontato socialmente fino alle ultime conseguenze. Infine, in riferimento alle donne, dirò due cose: la prima è che Don Bosco ha sempre avuto nell’Oratorio di Valdocco la figura della madre, della madre per i suoi figli. La prima fu sua madre, la mamma Margarita. Questo esempio fu seguito da altre madri salesiane (ad esempio quella del beato Michele Rua, suo primo successore) e persino la mamma del vescovo vescovo Gastaldi. La seconda è questa: per molti anni il Magistero della Congregazione salesiana, attraverso i Capitoli generali, ha chiesto che le donne avessero una responsabilità educativa nelle presenze salesiane. C’è stata un’abbondante riflessione, che ha ben evidenziato il valore e l’importanza della presenza delle donne nelle opere educative salesiane.

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